Il consigliere leghista che disquisisce con chi parla di «merda sociale lombarda e laziale»


L'impressione è che il leghista Sergio M. Binelli si riferisse alla querela che dice di aver sporto contro Gayburg quando il 2 maggio scorso pubblicò questo messaggio:



Se sinceramente non capiamo il senso del suo accomunare chiunque difenda il ddl Zan in un unico calderone, pare anche che il leghista non abbia neppure capito il senso di quel messaggio che sembra voler spacciare per una "minaccia".
Qualcuno ha provato infatti a spiegagli che l'omofobia porta alcune persone ad essere rese vittima di violenza per il solo fatto di esistere, indipendentemente da quello che dicono o fanno. E lui vi si oppone, sostenendo che lui si sentirebbe "minacciato" sulla base di quello che dice. Ossia finisce con il confermare l'opionione contro cui si era scagliato.

Senza rendere evidente di chi stia parlando, è sotto quel suo riferimento alla presunta querela che inizia a dare dei «celebrolesi» a chi esprime opinioni non conformi alla sua. Ed è dall'alto del suo definire "liberticida" il ddl Zan che dice di voler portare in tribunale chi dissente (cosa che peraltro potrebbe tranquillamente fare, se davvero lo ritenesse, dato che gli basterebbe depositare una semplice querela contro ignoti e lasciare che sia la polizia postale a risalire alla loro identità):



Amplificando il raggio dei suoi insulti, inizia a dire che sarebbe «nel dna» di tutti quelli che non votano la destra essere dei «poveretti senza onore e dignità», così come sostengono i suoi interlocutori:



Parlando di imprecisati «degni eredi di Stalin e delle BR», il discorso pare prendere la piega di un suprematismo triestino attraverso frasi che parrebbero razziste verso lombardi e laziali:



Poi torna a parlare della sua presunta querela a Gayburg in calce a un commento altrui e a una lunga serie di insulti che non si capisce se siano rivolti anche a noi:

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