Il Foglio ci propina il gay di destra «un po’ omofobo» che tira in ballo il caso Varani contro il ddl Zan


I "gay di destra" paiono fatti con lo dtampimo: tutti loto vogliono essere chiamati "fro*i" e non vogliono diritti. E se Platinette racconta di aver fatto abortire la ragazza che aveva ingravidato, Manuel Peruzzo dice di aver cercato di pagare un etero per farci sesso.
Il collaboratore de Il Foglio pare essere anche orgoglioso di aver scritto un qualcosa che sa che offenderà i gay, da lui chiamati con un epiteto offensivo:



Nel suo articolo, intitolato "Non confondere la richiesta di più manette con quella di più diritti. Perché non amo la legge Zan", il scrive:

Per essere riconosciuti abbiamo scelto da tempo la strada della vittimizzazione: soffro quindi esisto. Oggi ci sono più vittime che cavallette nell’antico Egitto. Certi omosessuali sono alla eterna ricerca dell’approvazione: della mamma, degli amici, dei nemici, del Papa, della pubblicità dei biscotti. Per essere riconosciuti abbiamo scelto da tempo la strada della vittimizzazione: soffro quindi esisto. Ha funzionato. L’Occidente si è gayzzato, i genitori sfilano coi figli ai pride, le serie televisive hanno personaggi inclusivi. Gli eterosessuali prima mi davano del frocio oggi mi danno dell’omofobo. Eppure continuiamo a rappresentarci come perseguitati. Vi risparmio il racconto di quella volta che un ragazzo etero voleva picchiarmi perché mi sono offerto di pagarlo per farci sesso. Un errore di valutazione da parte mia, un inequivocabile sgarbato rifiuto da parte sua. O di quel triste Natale in cui dissi a mia madre che ero frocio e lei mi rispose in lacrime “speravo d’avere un figlio normale”, e prima di Checco Zalone.

Se è un po' patetico che definisca «sgarbato» il rifiuto di una persona che non ha venduto il suo corpo anche se lui offriva soldi in una patetica mercificazione della persona, c'è da temere che abbia fatto quell'esempio al solo fine di incitare gli omofobi ai pregiudizi, proponendosi come l'arrogante che pretende di poter comprare le persone per disporne a suo piacimento.
A quel punto spiega così che l'hanno pagato per scrivere un articolo contro il ddl in quanto gay che vuole essere chiamato con termini offensivi, iniziando ben presto a fare vittimismo:

Ma perché rifiutare una tutela in più? Sono forse pazzo? Non è come rifiutare il contrassegno per gli invalidi: ci sono in ballo delle vite, mi dicono. Sono egoista, sono complice, sono un mostro. Tra i pochi amici che mi sono rimasti sono diventato l’omofobo di destra. Una via di mezzo tra Platinette e Sallusti (il che forse fa di me il vostro Daniele Capezzone).

Inizia così adire che lui non si reputa «un oppositore di questa legge», ma ce l'avrebbe solo con i gay dicendo che sarebbero loro a non denunciare come se un ragazzino di 13anni non dichiarato in famiglia potesse andare dai carabinieri a sporgere querela:

Il silenzio è violenza ma la critica è un trauma. Se fate un giro tra i messaggi lasciati in rete da quelli con bandiere arcobaleno nel nome vi convincerete d’essere nel bel mezzo di un olocausto. C’è chi rinverdisce casi di cronaca con foto di nasi e occhi gonfi e chi, col piglio d’una Banana Yoshimoto, vi racconterà di quella volta in cui il compagno di classe gli ha chiuso le dita nell’armadietto. Un dolore eterno. Uno sconosciuto ti urla “frocio”? Faccio il giro lungo per non incrociarlo mai più. Anziché chiedersi se denunciarlo per ingiurie o querelarlo per molestie, se la cosa lo disturba tanto, ci si mostra fragili. Gli omosessuali pensano d’essere ignorati dal diritto, in realtà sembra siano loro a ignorarlo.

Ignorando che la legge ha un valore educativo e che la cosa importante è che passi l'idea che delinquere non sia "libertà di opinione" come dice Salvini, è ricorrendo ad un certo populismo che teorizza:

Culturalmente non confonderei la richiesta di più manette con la richiesta di più diritti civili. Viviamo già un “momento punitivo” in cui seppur la maggior parte dei crimini diminuisce la popolazione carceraria aumenta per effetto della moltiplicazione delle pene. Che senso ha, nel contesto ancor più grave delle carceri italiane, usare la minaccia penale per prevenire e contrastare la discriminazione e la violenza?

Inizia poi a dire che i gay sarebbero pireni di pregiudizi. Peccato che lui stia teorizzando che il ddl Zan servirebbe solo a loro e che bisognerebbe opporsi all'idea che un gay omofobo possa rispondere della sua omofobia (com'è giusto che sia visto che la legge serve a contrastare l'odio). Ed è così che scrive:

Walter Siti ha ammesso che anche gli omosessuali sono pieni di pregiudizi e che: “Chi duella sulla legge contro l’omofobia non si rende conto che i pregiudizi stanno da entrambe le parti”. Gli omosessuali sono spesso misogini, disprezzano le checche e le lesbiche; le donne e gli uomini transgender spesso si comportano, on line e nella vita reale, come se valessero di più di chi non può vantare il loro stesso “passing privilege”; i neri preferiscono le donne con una pelle più chiara alle donne con una pelle più scura. I bisessuali sono la Palestina dei gay. Pure io sono un po’ omofobo, lo ammetto. I pregiudizi di un etero sono più gravi della mia omofobia? Non credo.

Infatti. La sua omofobia, se spinta sino a delinquere o a incitare l'odio, andrebbe sanzionata come quella di un etero. Ed infatti ddl Zan afferma un principio di non discriminazione, arrivando anche a tutelare gli etero che fossero discriminati in quanto etero.

Inizia così a dire che lui è fan di Silvana De Mari:

Questa legge si presta anche a malintesi sul diritto d’opinione e sull’interpretazione dell’istigazione all’odio. Oltre a non volermi privare del fantasy di Silvana De Mari, mi appello a John Stuart Mill che difende il conflitto intellettuale a garanzia di una società aperta: “Se si vietasse di dubitare della filosofia di Newton gli uomini non potrebbero sentirsi così certi della sua verità”. L’utilità della legge è aver creato un dibattito, finito il dibattito bisognerebbe buttare la legge. Peccato solo che al posto dei filosofi analitici americani abbiamo Alessandro Cecchi Paone che dice: “Va perseguito chi dice che l’unica famiglia è tra uomo e donna”. Non hai bisogno di nemici quando hai amici così.

Dimostrando di seguire tutte le polemiche di Provita Onlus in cui sostenevano che una singola aggressione omofoba che forse non era omofoba dovrebbe invalidare tutte le altre, è con un certo pressapochismo che aggiunge:

Roberto Saviano, nel consueto sermone televisivo, per sostenere l’emergenza omofobia in Italia si è riferito ai casi registrati dalla cronaca anziché alle denunce, che è un po’ come quando Salvini usa i titoli dei giornali per dirci che siamo invasi dagli immigrati. C’è chi ha notato che ha persino ripetuto una bufala, un pestaggio per un bacio che in realtà era una rissa (non è un caso isolato, ed è il motivo per cui l’offesa non la stabilisce la sensibilità della vittima su Twitter o lo scrittore dolente ma un giudice in tribunale). A un certo punto ci dice che i crimini d’odio sono peggiori di altri perché quando aggredisco qualcuno per ciò che rappresenta sto compromettendo il vivere civile di tutti. Qui c’è il non trascurabile dilemma: l’angoscia provocata a terzi legittima un aumento della pena per un delinquente? Immaginiamola applicata alla pornografia o a un giudice che punisce più severamente un extracomunitario perché ce lo chiede la comunità. Il modo per determinare se queste leggi siano appropriate o meno è chiedersi se è vero che un crimine animato da motivi d’odio verso alcuni gruppi sociali sia più riprovevole di uno stesso crimine mosso da una miriade di altri motivi. Se il delitto Varani fosse stato compiuto per l’odio verso l’omosessualità della vittima sarebbe stato peggiore?

Evidentemente non ha capito il discorso di Saviano. Il tema p che se si aggredisce una persona in quanto appartenente a un gruppo, la vittima non è più il singolo ma la comunità, poiché tutta la comunità averà paura di aggressioni e si sentirà minacciata. Citare il caso Varani è surreale, ma non pare che lui se ne preoccupi.

Inizia così a dire che lui vuole drogarsi, ma con roba pensante:

E anziché chiedere pene esemplari per i diciannovenni americani che hanno ucciso un carabiniere penserei a depenalizzare la droga, tutta, leggera e pesante, senza discriminazioni. È però solo quando smetteremo di sentirci vittime che saremo finalmente liberi.


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