Assolta la donna trans che fu processata per aver dato generalità al femminile


Incredibile ma vero. I fatti sono avvenuti il 24 marzo 2020, quando l'Italia era in pieno lockdown. Pamela, una ragazza transessuale di Milano, era uscita di casa per comprare delle medicine al fidanzato. Fermata dai carabinieri, ha fornito il suo nome femminile, anche diverso dal nome presente sul documento. L'hanno denunciata e successivamente processata per falsa attestazione a pubblico ufficiale.
Dopo un anno, Pamela è stata finalmente assolta, perché il fatto non sussiste. I giudici hanno riconosciuto che la donna «ha indicato le generalità nelle quali si riconosce ed è riconosciuta nell’ambiente sociale di riferimento» ed ha «fornito le generalità con cui, da 15 anni circa, è solito farsi chiamare nel contesto delle relazioni sociali». Inoltre Pamela ha chiarito di essere una ragazza trans, esplicitando così la volontà di non voler mentire, confermando una «assenza di dolo ancora più evidente solo che si pensi alla pressoché immediata messa a parte degli operanti del fatto di essere transessuale».
Ora giustizia è stata fatta, ma la vittima ha dovuto subire un anno di umiliazioni e persecuzioni a causa di carabinieri che si sono atteggiati così come Pillon invita a fare.
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