HIV ai tempi del silenzio. Un podcast che racconta 30 anni di HIV


Complice un forte retaggio religioso, il Italia il sesso è sempre stato un tabù. Non pare un caso che nel 2021 non si riesca ancora ad organizzare corsi di educazione sessuale nelle scuole senza che un qualche genitore bigotto arrossisca e protesti, motivo per cui è facile immaginarsi quale accoglienza ha potuto avere negli anni '90 una malattia a trasmissione sessuale che peraltro veniva spesso associata all'omosessualità.
La confusione fu alimentata anche da un feroce clamore mediatico a cui corrispose anche un impietosa censura sulla realtà quotidiana dell’HIV. Ed è proprio di analizzare e raccontare questo aspetto che si occupa il progetto “HIV ai tempi del Silenzio”.

Il progetto, voluto dalle associazioni di pazienti NADIR, NPS, PLUS e da MSD Italia con la supervisione scientifica della Società Italiana di Malattie Infettive e Tropicali, propone un sito e un podcast che vuole parlare di AIDS attraverso la voce di chi questi 30 anni di Aids li ha vissuti. Perché il silenzio si infrange con le parole.

Il viaggio proposto si articola in tre puntate:
  1. Amarsi non è mai "discordante"
    Quando all’inizio degli anni ’80 il virus dell’HIV fece la sua comparsa, il modo di considerare i rapporti di coppia cambiò radicalmente. Per una persona che aveva contratto l’HIV era improvvisamente impossibile pensare di poter avere una vita "normale" perché la paura e il pregiudizio portavamo all'isolamento. L’idea di poter vivere un rapporto sierodiscordante non era nemmeno ipotizzabile considerando lo stigma.
    Oggi le cose sono cambiate? Le coppie sierodiscordanti sono una realtà anche nel nostro Paese, ma paura e pregiudizio sono davvero scomparsi? Se ne parla con Miki Formisano, vicepresidente di NPS Italia onlus, la sua compagna Marilena e Massimo Galli, professore ordinario di Malattie Infettive all’Università di Milano.

  2. L’HIV ha i capelli bianchi
    Gli anni ’90 segnano un passaggio importante nella storia dell’HIV perché finalmente si iniziano ad avere le prime speranze dalla terapia, soprattutto quando si adotta la strategia della cosiddetta triplice. La diagnosi di HIV non è più una condanna definitiva. Invecchiare con il virus, però, resta comunque un sogno, un obiettivo che nessuno può dare per scontato. Oggi, fortunatamente, le cose sono molto differenti e un sieropositivo adeguatamente trattato è un malato cronico chiamato a fare i conti con l’età che avanza. Se ne parla insieme a Filippo von Schloesser, Presidente dell’Associazione Nadir onlus e a Massimo Galli, professore ordinario di Malattie Infettive all’Università di Milano.

  3. E adesso rompiamo il silenzio
    Gli anni duemila iniziano con la paura della fine del mondo ma basta poco, lo scoccare della mezzanotte per rendersi conto che la corsa continua. Dell’HIV se ne parla poco o niente, restano i pregiudizi ma sembra far sempre meno paura. È cambiato il modo di parlare di amore e di sesso, sono arrivati i social, le app di incontri e anche il mondo LGBT che ha pagato un prezzo altissimo al virus si confronta con questa nuova realtà. Nella terza e ultima puntata arriviamo ai giorni nostri, alle lezioni imparate e quelle ancora da imparare insieme a Sandro Mattioli, presidente di PLUS Persone LGBT sieropositive onlus, a Giulio Maria Corbelli vicepresidente di PLUS e a Massimo Galli, professore ordinario di Malattie Infettive.

Clicca qui per visitare il sito del progetto.
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