Mirko De Carli, portavoce del partito di Adinolfi, dice "culo" e lo usa come pretesto per sfottere Gayburg


Noi non abbiamo davvero più parole. Anche oggi Mirko De Carli, in qualità di portavoce nazionale del partito di Mario Adinolfi, è tornato a sfotterci e a deriderci sui social network. In un messaggio pubblicato sulla sua pagina Facebook, lascia intendere che al suono della parola "culo" gli venga da pensare a noi:



Nel messaggio (che peraltro avremmo preferito poter ignorare dato che poche cose ci potrebbero interessare meno del suo parere riguardo alla necessità di impedire il voto ai 18enni), il signor De Carli ci accusa anche di imprecisate "censure". Curioso, dato che negli stralci della presunta lettera che la sua avvocatessa avrebbe inviato al nostro provider (da lui pubblicati sui social e su numerosi gruppi legati al suo partito) è stato lui a chiedere che Gayburg fosse oscurato perché pare non gradisca che si possa replicare ai continui messaggi in cui lui insiste nel tirarci in ballo (spesso anche a sproposito come in questo caso):



In quella sede, oltre a chiedere la sistematica censura di qualunque opinione lo riguardasse, minacciava denunce e ci accusarci di molestie e di una lunga serie di altri reati penali, tutti rigorosamente presentati come dati di fatto. Ora ci toccherà perdere tempo e soldi per capire se le sue accuse (che noi riteniamo del tutto infondate) possano costituire reato.

Tra i commenti, è ricorrendo ai soliti insulti che alcuni suoi proseliti ci accusato di essere "metifici", peraltro parlando pubblicamente dei loro problemi di incontinenza fecale:





Update 20:40. Ora è arrivata pure l'avvocatessa di De Carli, la quale pare sfotterci insieme al pastore Carollo e a sua moglie (ossia insieme a tutta la cricca che, stando a quanto loro scrivono, ci avrebbe denunciato) in riferimento a questo post:



Quindi la loro tesi è che sia fatto obbligo tacere davanti alle quotidiane molestie di un politico che ci tagga ovunque? Noi non abbiamo più parole, davvero.
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