De Luca attacca il ddl Zan, sostenendo che il rispetto verso i gay offenda la sensibilità dei vescovi


De Luca sostiene che ai bambini si debba parlare solo delle relazioni tra uomini e donne. Poi, quando gli omofobi avranno maturato stereotipi ormai irreversibili e quando molti gay avranno subito violenze di ogni tipo, allora gli si potrà dire che esistono anche i gay.
È quanto si evince da alcune sparate contro il ddl zan vomitate da Vincenzo De Luca in occasione di un intervento alla Festa dell’Unità di Bologna. Il presidente della Regione Campania è partito dalla sua genuflessione al potere ecclesiastico, sostenendo che il centrosinistra abbia risposto in modo «volgare» al cardinale Pietro Parolin, in quanto si tratta di «una personalità rilevante del mondo cattolico».
Poi, quasi fosse posseduto dallo spirito di Pillon, ha iniziato a dire che: «Io, così com’è, il decreto Zan non lo avrei votato, è chiaro? Perché se non si corregge almeno la parte che riguarda le scuole io non l’avrei votato. Ma voi veramente pensate che sia ragionevole che alle elementari facciamo la giornata di riflessione sull’omotransfobia? Ma andate al diavolo! Andate al diavolo! Non sono d’accordo! È chiaro? Allora, un conto è se tu mi dici “guarda, che alle ultime classi delle superiori facciamo una giornata di riflessione”, questo va bene. Ma dobbiamo sapere che quando affrontiamo temi delicati come questo occorre grande misura e grande senso di responsabilità».
Non è chiaro che cosa ci sarebbe di "delicato" nell'educare i bambini a conoscere che il mondo è più vario di quello che pensano o nel rassicurarli che la diversità non è una minaccia.
I dati indicano che gli studenti gay tra i 13 e i 19 anni sono i più colpiti dal bullismo e che un quarto dei maschi di quell'età non accetterebbe mai di avere come compagno di banco un compagno gay. Inoltre, uno su tre non vorrebbe condividere con lui una stanza durante una gita. Ma secondo de Luca, non è necessario educare al rispetto perché i vescovi non vogliono.

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