La comunità lgbt afghana: «Rischiamo lo sterminio solo per il fatto di essere ciò che siamo»


La presa di Kabul da parte dei talebani rappresenta un rischio enorme per la comunità lgbt del Paese. Il Circolo Pink di Verona è riuscito a tradurre un messaggio pubblicato da un ragazzo afgano mentre la città cadeva nelle mani dei fondamentalisti:

Le persone queer hanno il terrore di quello che accadrà e di quale sarà il loro futuro. In altre province ci sono stati violenti scontri e molte persone LGBT sono scappate da città come Herat, Kandahar, Nangarhar per andare a Kabul, ma ora sono senza riparo, soldi e lavoro. In questa situazione, senza un posto sicuro dove andare, le persone sono anche particolarmente esposte alle ondate di caldo che provocano un’enorme sofferenza. In Badakhshan, ad esempio, la situazione per le persone LGBT è terribile da quando i Talebani hanno preso il potere e stabilito che tutti gli uomini dovessero adottare i loro usi e costumi e quindi apparire in pubblico con la barba lunga. In Herat l’atmosfera è terrificante: le persone non possono mettere piede fuori casa.

L'organizzazione Afghan LGBT denuncia come «l’articolo 427 del codice penale afghano descrive il rapporto sessuale tra due uomini come sodomia e la punizione è una lunga reclusione [...] C’era la voglia di cambiare le cose, passo dopo passo, uscendo gradualmente allo scoperto, creando una comunità che unita avesse la forza di farsi sentire», ma con il ritorno dei talebani «rischiamo lo sterminio solo per il fatto di essere ciò che siamo».
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