Adinolfi investe nell'omofobia, ma così rischia di essere il miglior alleato die preti pedofili


Forse c'è un motivo se don Inzoli è stato identificato mentre si spellava le mani per applaudire Mario Adinolfi dopo aver stuprato minorenni persino dentro il confessionale. Il fondamentalista rischia infatti di essere un valido alleato per i pedofili.
Da alcuni anni Adinolfi nega il problema della pedofilia nella Chiesa, spesso tentando di convincere i suoi proseliti che la pedofilia sia intrinsecamente legata all'omosessualità. Ciò fa il suo gioco da imprenditore che ha puntato tutto sul business dell'omofobia, ma veicola un messaggio impregnato di pregiudizi che rischia id far abbassare la guardia: chi dovesse credere a lui dovrebbe pensare che non esistano bambine violentate, dovrebbe sentirsi al sicuro se lo zio o il cugino eterosessuali restano soli con i loro figli o sarebbero portati a non credere che un padre possa stuprare la figlia come purtroppo può accadere.
Se il pregiudizio espone i bambini a dei rischi, la situazione peggiora davanti al suo tentativo di suggerire che l'abito talare debba garantire omertà. Molti degli abusi non sono mai stati denunciati perché troppa gente ha paura a mettersi contro il potere della Chiesa: lui si batte indirettamente perché quelle paure siano alimentate e perché i criminali possano restare impuniti. Ci spiega che accusare un prete è male, che la Chiesa va difesa contro l'evidenza e che magari Dio punirà chi andrà dai carabinieri a denunciare i fatti. Inoltre fa finta di non capire che una Chiesa che cerca di costringere alla castità degli adolescenti è responsabile di chi maturerà una sessualità malata.
Nel mentre, si batte contro una sana educazione sessuale nelle scuole, di fatti cercando di privare i bambini dagli strumenti che gli permetterebbero di potersi difendere da eventuali abusi, impegnandosi perché la sessualità resti un tabù e perché ai bambini non siano offerti strumenti di difesa.
Sarà per questo che i preti pedofili lo acclamano?
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