Mo' Adinolfi difende pure i fascisti che vanno a spaccare le sedi dei sindacati


Quando Mario Adinolfi si scrisse da solo la sua biografia su Wikipedia, facendo inorridire Enzo Biagi, si autodefinì un "polemicista". Lui stesso ammetteva che il suo fomentare divisioni e il suo lanciare invettive fosse la sua fonte di reddito.
Ed è così che oggi lo ritroviamo a difendere pure i fascisti che vanno a spaccare le sedi dei sindacati e a fare casino in giro. Li contrappone ad un «figlio del regista di sinistra» in un patetico tentativo di tirare in ballo le convinzioni politiche di qualcuno mentre si parla delle responsabilità penali di altri.
Inizia poi un discorso da shampista su quanto sia ingiusto che un buon avvocato possa condizionare l'esito delle sentenze, ma da vomito è come poi tiri in ballo la fascista che si professa «terrorista». La elogia e si inventa pure fratture al cranio, quasi dimenticasse che la sua «mamma&rauqo; stava partecipando ad un attacco squadrista violenti e stava picchiando la polizia.

Il risultato è un post da bambini di prima elementare completamente privo di qualsivoglia senso critico. Lui fa polemica gratuita, starnazza e istiga, raccontando che l'impunità di qualcuno dovrebbe garantire l'impunità di tutti i malviventi che delinquono come la signora Pamela:



Poi, però, Adinolfi piagnucola che lui non vuole il ddl Zan perché teme che chi delinque possa dover rispondere penalmente delle sue azioni. Quindi vorrebbe anarchia ed impunità per delinquenti, stupratori e preti pedofili mentre fa il falsi moralista contro la cannabis?
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