Adinolfi cita Signorini per sostenere che la difesa della libertà di scelta delle donne sia "da talebani"


Mario Adinolfi dice che la sua "opinione" volta a pretendere leggi che obblighino le donne a partorire contro la loro volontà debba valere tanto quanto quella di una donna che osa rivendicare il diritto di poter dire la sua riguardo all'uso che Adinolfi esige venga fatto del suo corpo.
Peccato che le "opinioni" siano una cosa diversa dal suo pretendere leggi che impongono la sua volontà agli altri, come è evidente che non tutto debba avere pari dignità dato che altrimenti il signor Adinolfi dovrebbe pretendere il contraddittorio di un prete pedofilo ogni qualvolta si condannino gli stupri minorili.

Ricavando una surreale dietrologia davanti ad un Alfonso Signorini che parlava dell'aborto naturale dei cuccioli della cagnetta di Giucas Casella, il fondamentalista scrive:



Se è irritante il continuo piagnisteo di Adinolfi, da vomito è come dica che i diritti civili sarebbero da talebani. Ormai pare che la su retorica sia una contraddizione ideologica continua, con effetti devastanti tra quei suoi seguaci che si lasciano ingannare dalla sua falsa testimonianza. Ad esempio, è tra i commenti che un suo proselito si inventa:



Quanto bisogna essere in malafede per inventarsi che il ddl Zan, ossia la legge che avrebbe protetto le vittime di odio e di discriminazione, avesse qualche attinenza con un Adinolfi che starnazza istericamente che a lui non sta bene che si possano esprimere critiche alla sua ideologia contro i diritti delle donne, ossia quella parte della popolazione che lui dice di voler pagare con denaro pubblico per starsene a casa a fare figli al posto di competere con i maschietti nel mondo del lavoro.
1 commento