Il Belgio ha deciso di togliere il sesso dalla carta d'identità. De Carli e Carollo schiumano di rabbia


Il pastore Luigi Carollo appare letteralmente ossessionato dei agenitali altrui, arrivando a rilanciare con orgoglio le surreali immaginette propagandistiche che il suo amico del partito di Adinolfi confeziona in quel suo quotidiano attacco alla dignità delle persone.
Tutto arrabbiato perché il Belgio ha deciso di togliere il sesso dalla carta d'identità, si inventa che lui non si sente definito nella sua essenza se le persone non si rivolgono a lui usano nome, cognome e indicazioni sul contenuto delle sue mutandine:



Se per De Carli tutto può essere affrontato populisticamente sulla base del suo sostener che se sta bene lui, gli altri possono anche morire, la questione è ovviamente più seria.
Nel 2019, Corte costituzionale belga ha riconosciuto il diritto di poter cambiare sesso senza subire quella sterilizzazione che De Carli pretende sia inferta alle perone trans, permettendo di poter cambiare genere senza dover dimostrare di aver subito tutta una serie di interventi medici e ormonali. Per farlo basta una dichiarazione all'ufficio dello stato civile del Comune in cui si chiede la modifica del sesso, ma l'operazione che si può fare però una sola volta nella vita (con un periodo massimo di sei mesi per un eventuale ripensamento) che sbugiarda il loro spergiurare che l'identità di genere possa essere cambiata ogni mattina.
Ovviamente i documenti devono poter rispondere a quegli atti, ma il governo non ha voluto inserire un terzo genere (come avviene in India, Nepal, Argentina, Australia, Canada e Stati Uniti) perché si temeva potesse diventare una nuova fonte stigmatizzazione. Quindi il governo ha pensato di eliminare del tutto la menzione del genere, che nel Paese era stata inserita sulle carte d'identità solamente nel 2003.
Si tratta di una decisione assunta anche dall'Olanda attraverso una legge che entrerà in vigore nel 2024, dato che l'indicazione è del tutto inutile anche se De Carli dice che lui sente la necessità di vedere che sulla sua carta di identità è indicata la presenza di un pene tra le sue gambe.
Incommentabile è poi la teoria di De Carli per cui la sua eccitazione nel veder indicati i suoi genitali sui documento do identità sarebbe un "diritto inviolabile" che giustifica la discriminazione di interi gruppi di cittadini.
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