Adinolfi sostiene che Amensty International gli abbia dato ragione sull'"apartheid" dei no-vax


Quando Anmnesty Internazional chiedeva l'approvazione ddl Zan, contestando le truffe ideologiche ideate dal suo partitino omofobo, Mario Adinolfi non li cagava di striscio. Ora li condivide perché dice riconoscano che il suo pretendere di potersene andare al bar dopo aver deliberatamente scelto di essere due volte più contagioso degli altri sarebbe un "crimine" a tutela della vita che lui sostiene sia peggiore del nazismo e dall'apartheid



Al solito, lui guarda a ciò che gli fa comodo, chiudendo poi gli occhi quando si parla di razzismo o di omofobia. Ed ovviamente ha anche tagliuzzato il virgolettato, omettendo il passaggio in cui Amnesty chiedeva l'obbligo di tamponi per i non vaccinati.
Surreale, però, è come Adinolfi si attribuisca la posizione di un'associazione che dichiara che "chiunque tu sia, ovunque tu viva, tutte le decisioni che prendi sul tuo corpo dovrebbero essere tue’", e ciò vale per aborto, eutanasia e diritti gay. Ma Adinolfi non pare vergognarsi nel nominare un’associazione che lo sbugiarda di continuo perché fa comodo.

Non va meglio con i suoi proseliti, i quali dicono che persone di colore e vittime di segregazione razziale sarebbero dei privilegiati rispetto ai no-vax:



Insomma, non hanno rispetto per nessuno. Ed a Rimini, il suo partito ha perso il suo rappresentante locale dato che De Vita si è dimesso definendo «irresponsabile» la nuova linea di propaganda no-vax assunta dal loro presidente.
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