Le nuove fantasie di Sara Reho sulla fantomatica «compravendita di bambini»


Sara Reho, in qualità di esponente del partito omofobo di Mario Adinolfi, ha raccolto firme per chiedere che le donne italiane siano pagate con denaro pubblico per produrre bambini, presumibilmente auspicando che chi è in difficoltà economica possa farsi ingravidare per intascarsi i 96.00 mila euro a parto promessi da Adinolfi.
Poi, però, dice di vedere «compravendita di bambini» nella GpA, da lei apostrofata con il nomignolo dispregiativo coniato dalla propaganda integralista. Dice sia inaccettabile che c'è chi possa chiedere la depenalizzazione di una legge e si inventa che le donne farebbero figli perché «in difficoltà economica» anche laddove non è possibile essere madri surrogate se non si è dimostrato di non aver problemi economici. Ed è così che scrive:



Insomma, la signora pare ossessionata dal volersi inventarsi teorie che giustifichino il suo voler vietare la famiglia, starnazzando sempre gli stessi ritornelli. D'altronde il suo partito è molto chiaro sul fatto che un conto è quel loro capo che rivendica il diritto di far ammalare gli altri perché lui vuole andarsene in giro senza vaccino, un altro è il diritto all'autodeterminazione di chi è vittima della loro campagna d'odio.
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