Vittima di bullismo omofobico si getta da un ponte a 17 anni


Michele si è tolto la vita a 17 anni, lanciandosi dal ponte di Alpignano.
I suoi compagni di scuola lo bullizzavano, lo insultavano, ridevano di lui e nell'ora di educazione fisica gli sputavano addosso. «Sei gay», gli dicevano. «Devi solo morire, non puoi offrire niente alla società».
Michele è tornato a casa e ha pranzato con i suoi genitori per l'ultima volta. Uscito per fare un giro, non è rincasato. La sua mamma lo ha chiamato e lui l'ha tranquillizza, ma a casa non tornerà mai più. Saranno i carabinieri a dire ai suoi genitori che Michele si è gettato dal ponte ed è morto.

Eppure Pillon festeggia ed esulta perché la Lega ha impedito il contrasto alla violenza nelle scuole. Ed è difficile dimenticare il ghigno che ha ostentato mentre contribuiva a permettere che dei ragazzini potessero subire violenze simili. Se oggi Michele è in paradiso, vedremo se Dio potrà perdonare il leghista o se per lui e i suoi seguaci sarà solo pianto e stridore di denti.
E ci dica il senatore, dove erano le famiglie di quei infelici compagni che si sono comportati così male? Che insegnamenti hanno ricevuto in casa e dalla società? Perché se Pillon assicura che basta una famiglia bianca ed eterosessuale per crescere ottimi figli, ci dica com'è possibile che lui ritenesse fosse doveroso impedire che la scuola potesse insegnargli un minimo di rispetto a chi ha ucciso Michele.
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