Drusilla Foer: «Alla diversità preferisco l’unicità»


«Diversità non mi piace come parola. Mi piace unicità». Così Drusilla Foer ha introdotto il suo monologo sul palco di Sanremo, inserito in tarda notte subito prima della classifica finale.
«Per comprendere e accettare la propria unicità, bisogna capire come è composta e di cosa è fatta -ha spiegato- Siamo fatti di cose belle: ambizioni, valori, convinzioni, talenti. Ma i talenti vanno allenati, seguiti. Le proprie convinzioni richiedono responsabilità, bisogna avere cura delle proprie forza. Immaginate quali dolori vanno affrontati, quale paure vanno esorcizzate, le fragilità vanno accudite. Non è facile entrare in contatto con la propria unicità. Come si fa a tenere insieme tutte le cose che ci compongono? Si prendono per mano tutte le cose che ci abitano e si portano in alto, si sollevano insieme a noi nella purezza dell’aria, nella libertà del vento. In un grande abbraccio innamorato, urliamo "che bellezza: tutte queste cose sono io". Sarà bellissimo abbracciare la nostra unicità e a quel punto sarà più probabile aprirsi all’unicità dell’altro. Io sono una persona molto fortunata ad essere qui, ma vi chiedo un altro regalo. Date un senso alla mia presenza su questo palco, tentiamo l’atto più rivoluzionario: l’ascolto. Ascoltiamoci, confrontiamoci gentilmente, accogliamo il dubbio, anche per essere certi che le nostre convinzioni non siano solo convenzioni. Liberiamoci dalla prigionia dell’immobilità».
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