Il leghista Cerrelli elogia la presunta transfobia di Adele e teorizza la "libertà di discriminare"


Il leghista Giancarlo Cerrelli è quel tale che si presentò su Rai 1 per sostenere che lui noi non era certo che l'omosessualità non fosse una grave malattia mentale.
Negli anni la sua avversione per i gay non è mai scemata, al punto da inventarsi che sarebbe colpa delle persone trans se ai Brit Awarsd non hanno ritenuto di dover relegare le donne in una categoria separata. Evidentemente ritiene che l'omofobia sia un ottimo pretesto per attaccare la parità di genere:



Quindi, stando alla teoria di Cerelli, se un cantante ama abitare a Milano sarebbe ingiusto che a Sanremo lo facciano competere con un romano? Ed esattamente, in che modo Adele avrebbe anche solo ipotizzato la conclusione a cui è giunto il leghista?
Non lo sappiamo, ma sappiamo che Cerrelli è un teorico della "giusta discriminazione" delle persone lgbt. Sostenendo che sia ingiusto che una scuola confessionale non possa licenziare i docenti sulla base del loro orientamento sessuale, è in difesa "scuola cattolica che non vuole l’insegnante gay" che Cerrelli ha criticato la Cassazione per aver condannato l'istituto scolastico. A suo dire, infetti, la religione dovrebbe dispensare dal rispetto delle norme civili e morali:

La scuola paritaria deve rappresentare un presidio di libertà, una zona franca contro la dittatura del relativismo e il pensiero politicamente corretto. La Cassazione sposa, invece, con tale sentenza, un modello che omologa al pensiero unico politicamente corretto queste scuole. Quella attuata dalla scuola non è stata discriminazione. Discriminazione si ha, infatti, quando due situazioni analoghe sono trattate in modo differente. In tal caso non siamo in presenza di una discriminazione perché la scuola paritaria ha una connotazione differente rispetto a quella statale.
Le scuole paritarie infatti non vengono gestite dallo Stato e hanno una totale libertà da un punto di vista dell’orientamento culturale e didattico. L’art. 33 della Costituzione, infatti, recita: "La Repubblica detta le norme generali sull’istruzione ed istituisce scuole statali per tutti gli ordini e gradi. Enti e privati hanno il diritto di istituire scuole ed istituti di educazione, senza oneri per lo Stato. La legge, nel fissare i diritti e gli obblighi delle scuole non statali che chiedono la parità, deve assicurare ad esse piena libertà e ai loro alunni un trattamento scolastico equipollente a quello degli alunni di scuole statali".
Paradossalmente le scuole paritarie hanno anche la libertà di discriminare pur di raggiungere il loro scopo didattico e culturale. È pur vero che alcune scuole paritarie cattoliche con le loro scelte educative tradiscono talora la loro missione. Non per questo, tuttavia, si deve limitare quello spazio di libertà che anche la Carta costituzionale riconosce alle scuole paritarie. La libertà di educazione è un diritto fondamentale che deve essere tutelato costi quel che costi, in un contesto sociale sempre più fluido.

Il fatto che Adele piaccia a chi scrive simile roba non pare farle onore.
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