Il partito di Adinolfi all'attacco dei bimbi nati mediante GpA a Kyiv: «Sono pericolosi per l’umanità»
Sara Reho, ossia l'esponente del partito omofobo di Mario Adinofli che invita a "riempire di botte" le donne trans, è tornata ad attaccare i figli nati mediante GpA in Ucraina.
Premurandosi di essere il più offesiva possibile mediante l'uso di termini come «consegna» o «committenti» quasi stesse parlando di oggetto e non di bambini, l'estremista adinolfiniana dice che «se danarosi committenti non avessero fatto creare con tanto di ordinativi decine e decine di persone, questi neonati e le donne partorienti non starebbero sotto le bombe e non si rischierebbe di perdere gli embrioni congelati».
Insomma, sarebbe colpa dei genitori eterosessuali a cui lei vuole negare un figlio se le bombe di Putin stanno danneggiando quei bambini. Ed è un po' surreale inizi a sbraitare che la legge italiana vieta la GpA come vieta il diritto di scelta dei malati, anche se forse potremmo spiegargli che in Ucraina vige la legge ucraina e non quella italiana.
Inizia così a sbraitare:
Le donne non sono animali da riproduzione e i bambini non sono oggetti da creare su commissione ed acquistare con tanto di contratto. Non si sfrutti la guerra per depenalizzare e regolamentare la maternità surrogata. Proprio come accadde in seguito alla tragedia di Seveso nel 1976, quando un’esplosione presso l’industria chimica dell’Icmesa causò una fuoriuscita di diossina nell’ambiente ed un immediato allarme per la salute. Un pressing mediatico e culturale promosse ed incentivò l’interruzione della gravidanza, quando in Italia non era ancora ammessa.
La signora Reho si mette a citare l'incidente, avvenuto il 10 luglio 1976 nell'azienda ICMESA di Meda, che causò la fuoriuscita e la dispersione di una nube di diossina TCDD, una sostanza artificiale fra le più tossiche. Il veleno investì una vasta area di terreni dei comuni limitrofi della bassa Brianza, particolarmente quello di Seveso.
Ai tempi, le conoscenze sulla diossina nel mondo erano quasi nulle, perché prima di allora non era mai stato possibile esaminare gli effetti della TCDD sull'uomo. Gli studi permisero di analizzare che la sostanza era in grado di alterare il normale sviluppo del feto, motivo per cui l'allora Ministro della sanità Luciano Dal Falco e quello della giustizia Francesco Paolo Bonifacio, ottenuto il consenso del Presidente del consiglio Giulio Andreotti, autorizzarono aborti terapeutici per le donne della zona che ne avessero fatto richiesta.
Non è chiaro c'entri l'aborto praticato a seguito di malformazioni celebrali causate dall'avvelenamento con i bimbi ucraini, ma la signora Reho inizia a parlare di "eugenetica" sulla base di quanto scrisse Il Giornale, mischiando il tema della GpA con la contrarietà adinolfiniana contro chi sceglie l'aborto qualora gli esami sul feto rivelino patologie gravi che impedirebbero una vita dignitosa al bambino.
Peccato che il fatto che lei voglia che si partoriscano bambini destinati a morire precocemente è un tema diverso da quello della GpA, ma a loro piace un sacco mischiare temi a casaccio pur di ribadire che in ogni caso va fatto ciò che ordina Adinolfi (ossia quello per cui "il corpo è mio e deciso io" solamente nel caso dei vaccini).
Non è chiaro se la signora Reho speri di poter usare le bombe di Putin per disfarsi di quel bambini (ovviamente dicendo che lei lo farebbe per loro e per le donne), ma fa un po' sorridere promette ciò che non può mantenere, asserendo che lei «vigilerà con attenzione gli sviluppi di questa triste vicenda per garantire i diritti sia dei bambini e sia delle donne» in virtò di come lei consideri la nascita di quei bambini come un «qualcosa di estremamente pericoloso per l’umanità».