Pillon attacca la Cassazione dopo l'annullamento della sua assoluzione, acuminandosi a Gandolfini e Silvana De Mari


Il senatore leghista Simone Pillon ha attaccato la decisione della Corte di Cassazione che ha annullato la sua sentenza di assoluzione in merito al suo sostenere che le associazioni lgbt organizzassero incontri nelle scuole per "adescare minorenni" o "istigare all'omosessualità" gli studenti.
Dal suo profilo di propaganda, si pè messo a dire che quelle affermazioni altamente diffamatorie sarebbero servite a «difendere i nostri ragazzi dall'indottrinamento gender». Ovviamente dice che a lui non sta bene che il suo Gandolfini sia stato condannato per le sue affermazioni o che Silvana De Mari sia andata a processo dopo aver accusato i gay di essere "simpatizzanti della pedofilia". Tira in ballo persino quell'omofoba finlandese non potesse citare a casaccio san Paolo per invitare i genitori omofobi a praticare torture ai figli sostenendo che l'omosessualità si possa "curare". Fatto sta che il leghista racconta in modo ideologico, tralasciando tutto ciò che renderebbe palesi le responsabilità penali dei suoi colleghi omofobi dediti all'istigazione alla discriminazione.



Adirato perché dovrà rispondere dei suoi crimini dopo una surreale assoluzione in appello che ora varrà meno della carta straccia, sostiene che sarebbe «evidente la volontà di usare ogni strumento, compreso quello giudiziario, per mettere a tacere ogni voce che non si allinei al pensiero unico gender».
In altre parole, il leghista sostiene che il rispetto della legge e della dignità umana sarebbe indecente agli occhi di chi pensa che i reati d'odio dovrebbero rimanere impuniti. E forse gli basterebbe non diffamare persone per bene per evitarsi giusti processi. Ma lui preferisce offendere la verità dicendo che che la sua diffamazione e le sue molestie sarebbero atti compiuti «per amore dei nostri ragazzi e della nostra famiglia. E per amore della Verità».
Ora auguriamoci che il senatore sia condannato, per amore della Verità e per amore dei nostri ragazzi e della nostra famiglia.
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