Adinolfi da Del Debbio: «Noi cattolici pretendiamo di poter dire che l'atto omosessuale è un peccato»


Mario Adinolfi è tornato a istigare i telespettatori di Del Debbio alla discriminazione. Dopo il suo solito pistolotto su quanto lui ammiri Putin o su come lui veda «russofobia» in chi condanna l'invasione russa dell'Ucraina, ha iniziato a dire che lui vedrebbe interessanti «spunti di riflessione» nelle leggi anti-gay varate da Mosca.
Dice sarebbe «ovvio» che «a una singola lobby non può essere riconosciuto un potere travalicante», relegandosi in quelle solite frasi banali incentrare sul negare che il principio costituzionale della non discriminazione non è una richiesta di una fantomatica «lobby», ma un principio fondamentale siu cui si basa la nostra società. E se lui dice che si sente offeso da chi gli sferisce di trasferirsi in Russia se la loro omofobia lo rende felice, ovviamente non condanna quella lobby cattolica che pretende di imporre i suoi principi morali attraverso leggi che impediscano di pensarla diversamente. la sua teoria è l'omofobia sarebbe un suo diritto perché lo dice lui, ma che i malati terminali non devono poter scegliere di sottrarsi alle violentissime torture che lui vorrebbe imporgli con la forza perché lo dice lui.

A quel punto, Adinolfi è ricorso alla sua consueta blasfemia dicendo che non si possa essere "cattolici" se non si ferocemente omofobi e se non si violano i diritti costituzionali del prossimo. Con la sua solita violenza, ha domandato: «Un cattolico può ancora affermare qui che l'atto omosessuale è un peccato?».
La risposta pare ovvia, dato che chi è cattolico non potrebbe mai dire una frase simile e se Audiofili la dice significa che lui non è cattolico. Ciò premesso, suscita imbarazzo e orrore il suo sostenere che l'unica funzione della sua presunta "religione" contraria ai principi predicati da Gesù sarebbe la legittimizzazione dell'odio e l'istigazione alla discriminazione. E non pare un caso non abbia preferito domandare se un sedicente "cattolico" debba avere il diritto di urlare in faccia alle sue figlie che il divorzio di papà è un gravissimo peccato e che il loro essere nate nel peccato le condannerà all'eterna dannazione. Stando alla sua teoria, il Catechismo sarebbe stato scritto solo per questo, no?

Tra i commenti, spiega anche che lui si dice convinco che i suoi insulti ai gay facciano audience e che lui non si faccia problemi ad incitare odio contro gli adolescenti gay pur di cercare visibilità mediatica. Precisa anche che lui si ritiene superiore a Del Debbio e che si abbasserebbe a partecipare ai suoi programmi solo per poter diffondere la sua propaganda, apparendo come la Madonna:



Tornando a Dritto e Rovescio, il programma populista di Rete 4 non ha tralasciato di offrire il solito spazio all'ambasciatore russo in Italia, Sergey Razov, confermando la loro smania nel proporsi come un megafono per la propaganda del Cremlino. Poi, dopo un servizio su come siano cattivi i comunisti che non indossano la mascherina, sono arrivati al momento in cui il programma di Del Debbio è tornato a parlare del reality omofobo prodotto da un ex senatore russo che voleva sterilizzare i gay, teorizzando che quell'osceno format in cui si omofobi che ostentano il loro disprezzo vincono die soldi se riescono ad identificare il gay potrebbe arrivare anche in Italia. Peccato che ad oggi solo Mario Adinolfi si sia proposto di comprare i diritti per produrlo.
E dato che quando si parla del diavolo spuntano le corna, il signor Adinolfi è immediatamente entrato in scena a fare il suo solito teatrino. Inizia così a giurare che quello sarebbe un programma contro l'omofobia in quanto «grottesco» che mira a sensibilizzare gli omofobi al rispetto, anche se è un po' curioso possa anche solo lontanamente pensare che quello sia lo scopo di un Vitaly Milonov che è noto unicamente per la sua efferatezza contro i gay.

Adinolfi ha persino accusato di «odio» chi lo contesta, inventandosi che i gay direbbero che gli eterosessuali farebbero «schifo». E così ha iniziato a dire che lui, dall'altro del suo sostenere opinabilmente di essere «cattolico», esige di poter vomitare giudizi e sentenze contro gli altri perché il fine ultimo della sua esistenza sarebbe quello di dire che gli altri sono sbagliati e che lui li ritiene sbagliati ed inferiori a lui. Ed è bello che ha cercato si legittimare la sua pretesa intestanfdosi le parole di un fondamentalista che vuole "curare" i gay.
Non è mancato neppure il solito siparietto di mero vittimismo, con Adinolfi che si è proclamato vittima di "odio" perché qualcuno lo critica per il suo andare in televisione a farsi promotore di quelle screditate "teorie riparative" che hanno spinto alla morte innumerevoli ragazzi.

Inizia così a urlare che «c'è una violenza di una minoranza pesantissima che vuole imporre le leggi». Chissà non parlasse di quella sua minoranza che ha cercato di imporre un divieto al diritto al fine vita sancito dalla Consulta. Ma datoc he al peggio non pare esistere fine, si inventa persino che il ddl Zan sarebbe stato «bocciato» e ha frignato che a lui non sta bene che si sia potuto criticare l'esultanza di Pillon davanti al riuscito tentativo di impedire la discussione di una legge che avrebbe tutelato migliaia di adolescenti vittima di violenze. La teoria esposta da Adinofli è che sarebbe doveroso difendere i criminali che picchiano i gay per strada perché imprecisati «milioni di cattolici» ritenderebbero l'omosessualità «un peccato».
Interessante è come Adinolfi giuri persino che la scomposta esultanza di Pillon davanti all'affossamento della discussione sul ddl Zan fosse una normalissima reazione che avverrebbe ad ogni votazione, negando che è un diritto di ogni cittadino provare disgusto davanti a chi esulta perché ha tolto tutele alle vittime di reati penali.

Il risultato è stata questa cosa qui:


Premesso che ci vuole molta scorrettezza ideologica per giurare che il reality omofobo anti-gay prodotto da un politico che voleva sterilizzare i gay debba essere ritenuto "pro-gay", pare davvero difficile comprendere quale sadico gusto provi nel dedicare la sua intera esistenza al tentativo di negare pari dignità ad interi gruppi social chiedendo che venga vietato loro di poter esprimere il proprio amore.
E se il cattolicesimo non dovrebbe essere considerato un pretesto per negare i diritti fondamentali dell'essere umano, fastidioso è come Adinolfi accusi glia altri di creare contrapposizioni mentre lui fa di tutto per contrapporre il sentimento religioso che dice di avere ai diritti civili di altre persone. Dice che un sedicente "cattolico" debba poter affermare che l'omosessualità è un peccato o che la donna non debba poter scegliere? Dato che nessuno li obbliga a sposare un gay o abortire, lo dicano pure. Ma non pretendano di poter andare in giro a dirlo ai bambini nelle scuole e non pretendano leggi che impongano le loro opinabili teorie e i loro presunti precetti religiosi a chi la pensa diversamente dalle lobby evangeliche o dai patriarchi che benedicono chi uccide i gay.
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