Adinolfi sull'osceno reality omofobo russo: «Comprerei i diritti per condurlo qui in Italia. Da noi esiste obbligo di far vincere esponenti della lobby lgbt»


Il fondantalista Mario Adinolfi si dice molto affascinato dal deplorevole reality russo condotto dall'ex deputato putiniano della Duma che proponeva la sterilizzazione forzata dei gay. E se è pur vero che anche il partito di Adinolfi ha ripetutamente proposto la sterilizzazione delle persone trans, pare quasi che il fondamentalista dalle molteplici mogli sogni di poter condurre un programma di incitamento all'odio in cui rutti e mascolinità tossica vengono esibiti per incitare il branco a dare la caccia a un concorrente gay, guadagnando dei soldi se lo individueranno.
Il fondamentalista è intervenuto a Zona Bianca che, al termine di un'ora e mezza di ininterrotti attacchi del conduttore a chiunque abbia osato contestare la sua decisione di offrire Rete 4 come palcoscenico della propaganda del Cremlino, chiamato a commentare un servizio dal titolo "Il reality russo che dà la caccia ai gay".
Nel servizio veniva mostrato il conduttore dello show, Vitaly Milonov, pronto ad asserire che «l'omosessualità è disgustosa, l'omofobia è bella e naturale. L'omofobia è parte naturale della vita delle persone». Ed ovviamente si dava spazio alla sua idea di donna, piratando ragazzine semimaggiorienni al guinzaglio o costringendola a strusciarsi su pali della lap dance per suscitare l'eccitazione del maschio. Immancabili erano anche le interviste ai concorrenti: «Quando vedo un uomo curato e dai modi femminili, mi vien da vomitare», dichiara uno dei concorrenti. «Non mi interessa se gli altri mi rimprovano, a me viene da vomitare. Mi si scatena una tale aggressività», aggiunge un altro.

Adinolfi ha esordito dicendo: «Ho detto che avrei comprato volentieri i diritti e l'avrei condotto qui in Italia». Prova poi a sostenere che i soggetti mostrati sono «ridicoli» pur essendo rappresentanti del suo elettorato medio. Ed è dicendo che all'omofobia in Italia sarebbe solo «presunta» che in Italia vigerebbe «un obbligo a far vincere ogni reality ad un esponente della lobby lgbt».


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