Il candidato di Adinolfi chiede un divieto al Pride di Alessandria: «Atto totalitario che appoggia l'illegalità»


Alessandro Mandelli, candidato sindaco del partito omofobo di Mario Adinolfi, chiede un divieto al Pride cittadino del prossimo 25 giugno.
Tutto è partito da un attacco del fondamentalista contro l'associazione Non una di Meno , da lui accusata di aver osato manifestare contro una mozione presentata dai consiglieri Emanuele Locci e Oria Trifoglio in cui si chiedeva un finanziamento pubblico alle organizzazioni estremiste che si battono contro il diritto di scelta delle donne. Nonostante non ci siano state violenze di sorta, nella sua fantasiosa ricostruzione l'esponente adinolfiniano ha dichiarato:

Hanno occupano abusivamente un edificio che non è loro e hanno effettuato perfino assalti squadristici verso i consigli comunali, causandone l’interruzione. Ovvio che Zan non abbia voluto commentare. Che avrebbe dovuto dire? Ribadire che lui appoggia la delinquenza organizzata e lo squadrismo? Siamo di fronte alla solita ipocrisia e doppia morale della sinistra, che conosciamo dagli anni di piombo. Da una parte strillano per la legalità, il rispetto e la democrazia violati, quando fa loro comodo. Ma dall’altra sono i primi a calpestare tutte queste cose, quando non fa più loro comodo. L’importante comunque è far loro gettare la maschera e far capire alla gente cosa si nasconde dietro questa maschera di finti tutori dei diritti. La cosa è ancora più grave, considerando che Zan è un parlamentare in vista di un partito al livello nazionale: il PD. Ci chiediamo cosa ne pensino i suoi compagni di partito dall’appoggio di Zan alle occupazioni abusive e le azioni illegali dei collettivi arcobaleno.

Insomma, la solita rabbiosa diffamazione tipica della gente di Adinolfi, dove ogni invettiva finisce sempre con una feroce ostentazione della loro omofobia. Ed è senza spiegare in che modo il suo disprezzo per i diritti delle donne dovrebeb riguardare il suo odio per i gay che prosegue:

Tutto questo Pride è una grande manovra politica e ideologica di stampo totalitario, che, dietro al comodo paravento della lotta alle discriminazioni, nasconde l’appoggio a teorie e visioni della sessualità e della affettività del tutto opinabili. E nasconde pure l’appoggio alla illegalità, alla violenza e all’abusivismo. Altro che ‘rispetto’.

Ed è così che apprendiamo che le andrebbero bene manifestazioni illegali contro i diritti delle donne per cui la sua Ora et Labora ha raccolto fiumi di denunce, ma lui ritiene "illegale" la libertà di pensiero di chi manifesta pacificamente contro l'odio omofobico su cui fattura il suo capo.
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