La lobby di Cascioli attacca le donne che hanno denunciato molestie al raduno degli alpini


I siti di Riccardo Cascioli hanno deciso di prendere le difese degli alpini che si sono macchiati di molestie sessuali. Forti delle loro campagne d'odio contro i gay basati sulla generazione di singoli casi accaduti in Paesi a noi lontani, è sminuendo le oltre 500 denunce arrivate contro gli alpini che scrivono:

Marcello Veneziani, parlando della «campagna di guerra contro gli alpini nel nome del femminismo e del Me too», scrive che «è un caso da manuale da studiare». Per Veneziani «si tratta di narrare alcuni episodi […] per concludere che queste adunate sono un festival di machismo e di sessismo», lo scopo è quello di «impedire che questi raduni veicolino valori comunitari e patriottici». Ecco allora che per il giornalista-filosofo «si prende un caso per colpirne 1000». Lo schema è vecchio, ed è lo stesso usato per abbattere la famiglia, sfruttando gli episodi di violenza domestica, o per distruggere la Chiesa, utilizzando gli episodi di pedofilia. Niente di nuovo sotto il sole.

Si passa poi alla diffamazione delle vittime, con un capoverso intitolato "Le educande di Non una di meno" in cui scrivono:

È interessante notare, poi, che chi in queste ore si impegna alacremente per raccogliere le testimonianze delle donne molestate a Rimini è il collettivo femminista di “Non una di meno”. Le stesse femministe che lo scorso 8 marzo, festa della donna, si sono spogliate davanti al Consiglio regionale del Piemonte al grido di “stupro climatico” (sostenendo che«le donne subiscono in misura maggiore le conseguenze della crisi ecoclimatica»). Le zelanti femministe di “Non una di meno” sono anche coloro che l’8 marzo del 2021 hanno portato in «frocessione» (sic!) una statua blasfema della Madonna fino alla parrocchia romana dei Santi Angeli Custodi, quartiere Monte Sacro. Una «sacra celebrazione anti-patriarcale», si leggeva nel loro comunicato, «in concomitanza con la festa della donna». Sono loro, oggi, a dare lezioni di educazione.

Insomma, l'accusa di blasfemia pare un evergreen per chi dice che l'odio sarebbe "libertà di espressione". E subito invitano i camerati a ridere delle molestie:

Ovviamente dovrà essere fatta luce su ogni singolo episodio, senza sconti, perché probabilmente a Rimini non si è trattato solo di “apprezzamenti”. Anche se, per la verità, ad oggi non sono pervenute notizie particolarmente rilevanti sulle condotte degli alpini, cosa che sta offrendo il destro ad una effervescente ironia sui social.
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