Adinolfi festeggia il suo 0.97% alle amministrative


Mario Adinolfi continua a dire che lui avrebbe vinto perché ha deciso di attribuirsi un 1% dei voti, considerando anche i voti ottenuti in coalizione o mettendo nella media il 20% ottenuto ad Averara grazie a 19 voti su un totale di 98 votanti. Ad esempio, si intesta i 1725 voti di Parma, peccato condividesse il simbolo con Forza Italia, Udc,Toti e Pel. Fatto sta che scrive:



E se quella percentuale non ha alcun valore statistico dato che il partito di Adinolfi non si è candidato nei comuni in cui è meno forte, resta un'evidenza: quello 0,97% risulta molto ad di sotto dell'obiettivo del 2% che si era fissato. Adinolfi sosteneva infatti fosse fondamentale raggiungere un 2% per sperare che la percentuale passasse magicamente al 3% alle nazionali.

A dettare gli obiettivi fu lui stesso, lo scorso 11 giugno:



Il fatto che Adinolfi non voglia accettare il fallimento non è una novità, dato che già si oppose allo scioglimento del suo precedente partito. Fondato nel 2001, si chiamava "Democrazia Diretta".
Adinolfi si candidò come sindaco di Roma alle elezioni amministrative del 13 maggio 2001 ed ottenne solo lo 0,1% dei consensi. Il suo partito partecipò in autonomia alla campagna elettorale del 2003, mentre nel 2005 fece parte della lista civica regionale che sosteneva Piero Marrazzo.
Il partito venne sciolto per mancanza di voti, ma lui si oppose alla scelta. A quel punto, nel 2006 , l'associazione "Generazione U" interna al Partito Democratico e nel 2007 si candidò alla guida del partito a nome della sua associazione. Ottenne solo 5 906 voti, pari al 0,17% dei consensi.
Nel luglio 2011 manifestò su Twitter il suo essere a favore della pregiudiziale di costituzionalità sollevata in Parlamento contro la proposta di legge di introdurre l'omofobia come aggravante per i crimini d'odio, commentando ironicamente di voler aggiungere inoltre una norma contro la "ciccionofobia". Il 28 settembre 2011 lasciò il Partito Democratico in dissenso con il segretario Pier Luigi Bersani. Nel 2012 si candidò alle primarie del centrosinistra, ma ritirò la candidatura decidendo di appoggiare Paolo Gentiloni. Appoggiò poi Matteo Renzi e nel 2016, insieme a Gianfranco Amato e Nicola Di Matteo, fondò il suo secondo partito. Ma anche qui le percentuali non parrebbero variare molto dalle precedenti.

Anche riguardo all'origine della tabella c'è stata polemica, dato che Adiolfi avrebbe usato il lavoro degli altri senza citarli:



La scusa ufficiale di Adinolfi è che i gay, peraltro non iscritti ad alcun partito o movimento, sarebbero automaticamente "militanti" a cui andrebbe tolto il diritto di critica. Praticamente sostenendo di essere stato "costretto" a bannarlo perché amico della "lobby lgbt" e non perché autore dei dati che poteva contestare con maggior facilità dato che ne era l'autore:



Al solito, il fondamentalista etichetta come in "evidentissima malafede" chiunque osi dissentire da lui, nonostante i numeri paiano già abbastanza evidenti.
2 commenti