Alessandria. Sono 20 i candidati di Adinolfi che hanno preso zero preferenze


Ad Alessandria, il partito di Adinolfi ha preso lo 0,47% dei voti. Solamente in 153 persone su 34.417 votanti hanno sostenuto la candidatura a sindaco di Angelo Mandelli, tristemente noto per i suoi continui volantinaggi finalizzati a diffamare i gay.

Ma è anche l'elenco delle preferenze registrate dai suoi candidati a suscitare alcune riflessioni, proponendoci un interminabile susseguirsi di zeri:



La più votata risulta essere Elisa Vanturelli, presumibilmente in virtù del suo lavorare come docente di ruolo presso la scuola primaria Villaggio Europa presso l'Istituto
Comprensivo G. Galilei di Alessandria. A curriculum segnala di essere «Sposa, mamma di 4 figli, impegnata in varie attività di volontariato».
Roberto Bruno si definisce «marito, padre, medico odontoiatra libero professionista». Non parrebbe lavorare in città, dato che sul suo curriculum scrive che «prima dell'università ho studiato ad Alessandria ed ho un bel ricordo della città». Quattro preferenze paiono dunque un risultato buono.
E se Elisa Viberti si è presa un voto pur vivendo in provincia, tutti gli altri non si sono neppure auto-votati, presumibilmente perché residenti altrove. Lo tesso candidato sindaco dichiara di essere referente del partito di Adinolfi per la provincia di Pavia e Lomellina dal 2016, ossia di vivere a circa 82 km dalla città in cui si era candidato.

I loro curricula, pubblicati sul sito del Comune, si riducono spesso a pochissime righe. Fa pensare indichino l'essere mariti o mogli come se fosse un merito, sottolineando quanto sarebbero stati produttivi nel procreare. Peccato che i curriculum dovrebbero servire a spiegare quali competenze si siano maturate e non a dare indicazioni su cosa si è fatto nel proprio letto.
C'è chi segnala la frequentazione della parrocchia, l'essere membro del consiglio pastorale, il fare catechismo o il definirsi "cristiano cattolico praticante".
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