Il leghista Pillpon piagnucola che lui non si senta libero di essere omofobo, sessista e razzista quanto vorrebbe


Il leghista Simone Pillon è surreale. Dopo aver piagnucolato che a lui non sta bene che ai manifestanti del Pride di Perugia non sia stato vietato il diritto di poterlo contestare o di poter vestire come più gradivano, oggi starnazza che sarebbe un eroe chi rivendica il diritto di poter pronunciare frasi razziste, omofobe o contro i diritti delle donne:



Considerando che Pillon non fa altro che attaccare i gay, le donne e gli immigrati, appare abbastanza ridicolo piagnucoli che lui si sentirebbe limitato nella promozione del suo odio contro interi gruppi sociali. Ed appare nauseante anche il suo voler difendere l’istigazione all'odio nascondendosi dietro una presunta libertà di parola, nonostante le parole c'entrino ben poco con il suo rivendicare leggi che impongano il suo volere agli altri.
Obbligare una vittima di stupro a crescere il figlio del suo stupratore non è libertà di parola, è violenza. Inventarsi la bufale gender per negare una famiglia ai gay non è libertà di parola, è violenza. Contribuire alla morte dei migranti non è libertà di parola, è violenza.
Pillon assicura che lui e le lobby moscovite non la smetteranno mai di cercare di distruggere ogni valore etico e morale, ma sappia che ci saranno sempre degli antifascisti che cercheranno di arginare la sua deriva morale ed etica.
E dato che il senatore si dichiara opinabilmente "cristiano", lo saprà che i fondamentalisti cristiani sono esperti mondiali del "questo non di può dire, quello non si può fare"?
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