Il partito di Adinolfi all'attacco delle donne che denunciano gli abusi subiti


Sara Reho, in qualità di esponente del partito di Mario Adinolfi, non ha perso tempo ad attaccare le donne che denunciano le violenze subite dai loro mariti. Mostrando come alcune donne siano la principale minaccia per il loro genere, le accusa di aver rovinato la vita a quel suo amatissimo Johnny Depp che si drogava, ubriacava e spaccava casa in preda all'ira. Dicendo che non esisterebbe alcun problema culturale alla base del femminicidio e sostenendo che gli uomini sarebbero vittima di violenza tanto quanto le donne, la signora Reho scrive:



Ovviamente omette di dire che nel 2020 l'attore perse una causa molto simile nel Regno Unito contro The Sun, il quale lo aveva definito "picchiatore di moglie". All'epoca fu un giudice a sentenziare che gran parte degli abusi raccontati da Heard erano veri.
Negli Usa non si è giunti alla medesima conclusione perché, se il sistema britannico prevede che l'imputato debba provare la verità delle presunte dichiarazioni diffamatorie, negli Stati Uniti è chi intenta la causa che deve dimostrare che le presunte dichiarazioni diffamatorie sono false. Inoltre il caso Depp contro The Sun è stato deciso da un giudice e non da una giuria popolare, con l'evidenza di come molti elementi efficaci sui giurati non funzionano sui giudici, dato che si tratta di persone formate che devono valutare i fatti e non l'empatia. Non è dunque un caso che il team di avvocati dell'attore si sia impegnato nel trasformare Depp da presunto aggressore a vittima, conquistando la giuria.
Il fatto che il partito di Adinolfi o il leghista Pillon vogliano usare una singola ed opinabile sentenza per negare esista violenza sulle donne sarebbe come sostenere che tutti i preti siano pedofili perché al comizio di Adinolfi ne avevano invitato umo che abusava di minore persino dentro il confessionale. Ed è curioso che il loro eroe sia un uomo che dichiara di drogarsi sin da quando era bambino che si è mostrato mentre devastava casa in preda all'ira.
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