Il partito di Adinolfi: «Regione Umbria ritiri il patrocinio al Pride, sono contro contro la famiglia naturale e ci creano imbarazzo e fastidio»


Saimir Zmali è il coordinatore umbro del partito di Mario Adinolfi. Originario dell'Albania, parla a nome di un partito che sostiene esistano «sacche di malviventi etnicamente disegnate». Ed è a nome del suo partito che l'albanese chiede il ritiro del patrocinio della Regione all’Umbria Pride.

Insultando e diffamando i partecipanti, è attraverso una lettera aperta che scrive:

In questi anni cortei delle manifestazioni pride del coordinamento Lgbt non hanno mai mostrato nessuna bellezza nelle strade umbre, se non oscenità, volgarità, con tanto di vilipendio alla religione cattolica e offese a milioni di credenti nel territorio italiano. Non dimentichiamo quel manifesto del Perugia-pride del 2017 che obbligò il Sindaco Romizi a ritirare all’evento il patrocinio del Comune di Perugia. Le recenti immagini del pride di Cremona, in cui è stata nuovamente dileggiata l’immagine della Madonna, confermano che lo stile e l’ispirazione artistica degli organizzatori di questi avvenimenti non sono affatto cambiati.
Con queste premesse avvertiamo un sentimento di imbarazzo e fastidio nel vedere la firma della presidente Tesei a sostegno di una manifestazione che del “pride” è rimasto ben poco.

Insomma, l'albanese chiede che lo stato revochi i diritti costituzionali dei cittadini italiani perché il loro partito accusa di blasfemia tre singoli manifestanti di un singolo Pride avvenuto a centinaia di chilometri da loro. Ma dato che il populista medio pensa che se basta leggere sul giornale che un albanese ha stuprato una ragazza italiana per ritenere sia legittimo dire che tutti gli albanesi sono stupratori, ecco che l'abanese usa quello stesso concetto per sostenere che basta incanalare l'odio contro tre singoli gay per poter incitare alla discriminazione contro migliaia di persone.
E se lui dichiara di provare «imbarazzo» davanti ai diritto di manifestazione altrui, potremmo provare a spiegargli quanta gente sia imbarazzata dalle loro politiche o dai loro blasfemi rosari organizzati contro i gay.

Zmali passa poi a rivolgersi direttamente alla presidente Tesei e agli assessori Agabiti e Morroni «oltre ad alcuni consiglieri regionali» che «hanno firmato a suo tempo quel manifesto valoriale promosso dal comitato “Difendiamo i nostri figli” dove, nello specifico, si chiedeva di non sostenere iniziative ispirate alla teoria gender e contro la famiglia naturale, è evidente che il pride umbro va in una direzione totalmente opposta a quel manifesto».
E ad essere evidente è unicamente la matrice omofoba del suo proclamo, l'abanese cocnlude:: «Chiediamo alla Presidente Tesei di ritirare questo patrocinio, di non cedere alle pressioni ideologiche di alcuni partiti della sinistra e allo stesso tempo di confermare gli impegni presi prima della sua elezione».
Oltre a citare i soliti slogan su fantomatiche "ideologie" e sul fatto che "naturale" dovrebbe essere inteso come sinonimo di "eterosessuale" perché lo dice Adinolfi, curiosa è anche la sua teoria per cui l'omosessualità sarebbe una cosa di sinistra.

Il partito di Adinolfi ha già chiesto un divieto al Pride di Alessandria, al Toscana Pride e il Bergamo Pride citando il Catechismo della Chiesa Cattolica ed invocando le leggi russe contro la fantomatica "propaganda" di orientamenti sessuali. Pare dunque evidente che non si tratti di iniziative di singoli esponenti, ma si un progetto che mira a diffamare chi chiede uguali diritti attraverso un abuso della credulità religiosa.
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