Lia Thomas sbugiarda la propaganda di Pillon: «Le donne trans non sono una minaccia per gli sport femminili»


«Sapevo che ci sarebbe stata una sollevazione contro di me se avessi gareggiato come donna ed ero preparata a questo, ma non ho bisogno del permesso di nessuno per essere me stessa e fare lo sport che amo». Così Lia Thomas è entrata nel dibattito che vede i conservatori impegnati nel chiedere la sistematica discriminazione delle atlete trans.
E mentre Pillon starnazza che lui è impegnato nel promuovere la sistematica esclusione dalla vita sociale di chiunque non risulti conforme ai suoi dichiarati pruriti sessuali, la Thomas ha poi parlato della paura di fare coming out e della depressione che ha dovuto affrontare a causa dei soliti fondamentalisti. «Il fatto è che non ero sicura di poter continuare a nuotare, facendo lo sport che amo», dice. E con buona pace di Pillon, ha anche spiegato quali sono gli effetti delle cure per la sua affermazione del genere: «Mi sentivo molto meglio mentalmente, ero meno depresso e perdevo massa muscolare. Sono diventata molto più debole e molto più lenta in acqua».
Quindi, nonostante Pillon urli istericamente che le altere trans sarebbero avvantaggiate perché glielo suggerisce il suo pregiudizio, anche la Thomas ha confermato i numerosi studi scientifici e le conclusioni del Comitato Olimpico Internazionale riguardo al fatto che non eiste alcun vantaggio, solo l'ostacolo delle crociate d'odio organizzate dalle destre.
«Le donne trans che gareggiano negli sport femminili non minacciano lo sport femminile nel suo insieme. Le donne trans sono una piccolissima minoranza di tutti gli atleti. Le regole NCAA riguardanti le donne trans che gareggiano negli sport femminili esistono da più di 10 anni. E non abbiamo visto dominare ondate massicce di donne trans -spiega- Noi pensiamo all’essere felici, autentiche e al nostro vero io. La transizione per ottenere un vantaggio non è qualcosa che influisce sulle nostre decisioni».
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