Provita Onlus vuole che i malati si paghino di tasca propria i diritti che loro cercano di negargli


Pare assai probabile che Jacopo Coghe riconosca che il suo proselito medio si dice disposto a contribuire agli stupri russi delle bambine ucraine in cambio di uno sconto sulla bolletta del gas, motivo per non stupisce che la sua organizzazione ami fare leva sul denaro per cercare facili consensi. Ad esempio, forse ricorderete di quel loro Toni Brandi che nel 2015 teorizzava che un divieto alle unioni civili avrebbe permesso di impossessarsi di eredità che il defunto avrebbe voluto lasciare a compagni o compagne.
Quest'oggi, invece, troviamo un Jacopo Coghe che riduce l'importante tema della libertà di scelta dei malati al mero costo dell'eutanasia. La sua teoria è che Fabio Ridolfi avrebbe dovuto pagare per non essere sadicamente torturato.

Inveendo contro un malato terminale a cui era stata riconosciuta una «sofferenza insopportabile» senza alcuna speranza, è a nome della sua Provita Onlus che il signor Coghe ha diramato questo comunicato stampa:

Il Ministro Speranza si è espresso sul caso di Mario, a cui è stato chiesto il pagamento del farmaco per accedere al suicidio assistito. Jacopo Coghe: «Speranza vuole dare 5 mila euro e a chi vuole suicidarsi? Noi chiediamo che la cifra venga corrisposta a tutte le persone che vogliono continuare a vivere con dignità, anche nella malattia».

Se consideriamo che alcuni malati ottengono terapie gratuite che costano decine di migliaia di euro al mese, appare facile capire la mistificazione di Coghe. Ma forse lui vuole solo sperare il promettere soldi possa aiutarlo a reclutare aguzzini che infliggano atroci agonie ai malati.

Coghe inizia poi a spiegare che la sua "onlus", peraltro foraggio con denaro pubblico, si batte perché ai cittadini vengano negati i loro diritti costituzionali:

Il Ministro della salute Roberto Speranza si è espresso sul caso di “Mario” (nome di fantasia), l’uomo tetraplegico marchigiano a cui sono stati chiesti 5 mila euro per l'acquisto del farmaco necessario a mettere fine alle sue sofferenze, tramite il suicidio medicalmente assistito. Il Ministro ha detto che il Governo interverrà per garantire, d'intesa con le Regioni, l'attuazione della sentenza della Corte costituzionale sul suicidio medicalmente assistito. Casi che suscitano sempre molto clamore mediatico, ma non esiste il diritto ad essere uccisi dallo Stato.

Peccato che non esista neppure il dovere di essere torturati dalle lobby integraliste come sostiene Coghe, soprattutto a fronte di una sentenza della Consulta che ha già riconosciuto che la scelta spetta ai cittadini e non certo a loro.

Inizia così a lamentarsi che alla sua organizzazione non verrà portata in Senato con lo socpo di affossare ogni legge di civiltà come già fecero contro il ddl Zan:

La legge, ha sottolineato il Ministro, non è più rinviabile e, in effetti, è in corso l'iter di discussione parlamentare. L’Aula della Camera, lo ricordiamo, lo scorso marzo, ha dato via libera alla proposta di legge sulla morte volontaria medicalmente assistita. Testo che, adesso, passa all’esame del Senato. Pro Vita & Famiglia, però, nonostante il suo essere autorevole nel settore e sia già stata ricevuta dalla Corte di Cassazione in merito a questioni referendarie, potrà mandare solo una memoria scritta per esporre le proprie posizioni.

Il timore è che le loro "posizioni" si basino sul sostenere che i malati non saprebbero cosa vogliono e che dunque sarebbe preferibile imporgli il loro volere. Il signor Coghe teorizza infatti che «la sofferenza fa paura e molte volte c’è la tentazione, da parte dei malati, di considerare la morte come unica soluzione. Ma la risposta delle istituzioni a questo grido d’aiuto non può essere quella della morte, perché l’eutanasia infrange un imperativo morale che è alla base della convivenza sociale: quello di non uccidere».
Pare dunque che lui teorizzi la tortura altrui come fondamento della società teorizzata dalla sua organizzazione. Ed è truffaldino parli di "uccidere" qualcuno quando, nella realtà, sono le terapie imposte a prolungare l'agonia dei malati terminali anche contro la loro volontà.
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