Continuano le torture dei gay in Cecenia


In Cecenia, i gay continuano ad essere perseguitati e torturati. E molti di loro scompaiono nel nulla, il che significa che sono stati ammazzati.
È quanto racconta L'Espresso, pubblicando il video di uno dei tanti ricatti che vedono la polizia impegnata nel minacciare i prigionieri per farsi dare il nome di altri gay da arrestare.

«Nome e cognome» chiede una voce fuori campo. «Dadaev Rizvan Salambekovich». Le mani sono dietro la schiena, lo sguardo basso, il volto è sudato e la voce impaurita, sembra uscire dal mutismo solo dopo aver pesato le parole. «Perché sei stato fermato?», chiede un poliziotto in ceceno. «Perché volevo incontrare un ragazzo». «Perché?». Silenzio. «Perché cazzo volevi incontrarlo?!» insiste un’altra voce fuori campo. «Perché volevo fare sesso con lui». «Ci dirai i nomi di altri uomini gay e ce li porterai qui?» «Sì».

La testimonianza risale al 25 luglio ed è documentata con un video che la polizia cecena ha fatto rimbalzare sui gruppi Telegram come se fosse un vanto da esibire.
Di Rizvan, che nel video trema di fronte alla polizia, non si hanno più notizie. «Rizvan non ha una famiglia che lo cerca, perché in Cecenia nessuno dei familiari vuole sapere dove si trova il proprio figlio se gay», spiega Miron Rozanov, addetto stampa di Crisis Group NC SOS.

Molti altri sono stati torturati: unghie strappate, percosse, scosse sui genitali e sedie elettriche sono la prassi sino a quando la polizia non riesce ad estorcere i altri nomi di altri gay da torturate.
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