Coruzzi torna a promuovere le destre negando l'esistenza dell'omofobia


Sono ormai anni che Mario Coruzzi difende l'omofobia delle destre. Intervistato da La Stampa, Coruzzi è tornato a inveire contro il contrasto al ddl Zan:

Ho anche accettato l’invito di Giorgia Meloni ad Atreju. Mi ha chiamato lei in persona, mi ha detto che avrebbe voluto che andassi a parlare delle ragioni di quelle perplessità e io, molto stupito di quell’invito, e pur temendo e provando una strana diffidenza all’inizio, ho accettato, ci sono andato e ho trovato una platea molto rispettosa e interessata.

Coruzzi si dice convinto che in Italia “ci voglia una legge che punisca la discriminazione, ma quella l’avevo trovata malfatta e discriminatoria”. Ovviamente non ci spiega in quali punti il ddl in questione sarebbe stato “malfatto” e “discriminatorio”, preferendo giurare che l'Italia non sarebbe un Paese omofobo e “non lo è mai stato. Paolo Poli ha fatto la carriera che meritava, e tutti sapevano che era omosessuale”.
Deciso che se Paolo Poli non è stato reso vittima di discriminazioni a lui poco interessa di chi quelle discriminazioni le subisce anche a causa di quel suo osceno personaggio creato al solo fine di farsi deridere, inizia a dire che “io, come omosessuale, voglio combattere la violenza contro le donne”. Peccato che il contrasto alla violenza sulle donne fosse previsto da quel ddl che lui dice di non gradire perché avrebbe protetto migliaia di adolescenti.
A quel punto Coruzzi ha iniziato a dire che i diritti “non possono essere appannaggio della sinistra, non possono diventare un punto identitario di una parte politica. I diritti non sono ideologici: sono diritti”. Peccato che la destra italiana non li contempli neanche lontanamente. Anzi, si eccita con le leggi anti-gay di Orban, Duda e Putin.
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