Il leghista Zaia partecipò al WFC, ma ora dice di sentirsi gay-friendly


Caso vuole che sia in piena campagna elettorale che il leghista Zaia si sia accorto che i gay non sono malati, dichiarando che «l’omosessualità non è una patologia, l’omofobia sì».
Chissà se pensa davvero che la gente si sia dimenticata delle vergognose immagini delle destre che applaudivano e festeggiavano l’affossamento del ddl Zan? E non era forse lui ad aver partecipato al vergognoso congresso filo-russo che portò a Verona i peggiori omofobi del pianeta?
Eppure Zaia non pare aver provato vergogna nel chiedere al suo partito e agli alleati un cambio di passo anche su temi in materia di diritti, raccontando ai quotidiani che «il centrodestra deve cambiare pelle rispetto a trent’anni fa, mi aspetto che sia più inclusivo e attento ai cambiamenti, libero dai complessi di inferiorità sul versante culturale e dai tabù in materia di diritti, nuove famiglia e sessualità».
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