Il partito di Adinolfi propone un organo che controlli e censuri i contenuti in rete


Il partito di Adinolfi dovrebbe decidersi. Se il loro capo dalle molteplici moglie giura che Archie Battersbee fosse un «bambino disabile» che lui sostiene sarebbe stato «ucciso» dai medici che non l'hanno torturato secondo il suo colere, la sua Carlotta Toschi preferisce sostenere che il bambino sarebbe stato ucciso da TikTok nonostante il fatto che il piccolo abbia partecipato ad una imprecisata challenge non è dimostrato.
Citando quel solito sito di estrema destra che tanto va di voga tra gli adinolfiniani, la signora scrive:



Citando a casaccio «l’ultimo recente episodio che ha visto coinvolto Marco Cappato», l'amico della signorina Carlotta inizia a dire che «la piattaforma cinese è stata più volte messa sotto accusa in ordine ai rischi che comporta per i dati personali degli utenti e, addirittura, induzione alla pedopornografia».
Senza spiegare perché questi soggetti vedano perdopornografia ovunque e la suino contro i diritti dei malati terminali quali vedessero un tema tra un reato e un diritto negato, è dispensando sentenze sulla base di illazioni non verificate che l'autore dell'articolo asserisce:

Ancora una volta il social più di tendenza tra i giovanissimi è stata la causa determinante di una tragedia che, come tutte quelle che l’hanno preceduta, doveva essere evitata. I social si dimostrano una volta di più strumento che deve essere gestito e viene lasciato invece in mano a chi non sa usarlo ed è inconsapevole dei rischi che corre e fa correre specialmente ai più giovani, a chi non riesce a comprendere i messaggi che giungono sul suo schermo.

Il fine? chiedere una polizia del pensiero che controllo Internet, senza spiegare chi dovrebbe controllare i controllori o se si userà il metodo Putin per limitare il diritto di parola dietro il pretesto di voler "difendere" i bambini.

Forse è davvero il momento di pensare ad un’agenzia sovranazionale che controlli e disciplini la vita in rete. E per vita si intende non solo quella all’interno del web, ma quella reale che, anche nel caso della morte di Archie è terminata per una follia di moda tra gli adolescenti.

Peccato che i contenuti Internet risultino già controllati dalle polizie sulla base delle leggi vigenti, motivo per cui i gestori di TikTok sarebbero già stati arrestati se le accuse populiste fossero state provate. E fa ridere che a chiedere censure sia un partito che va in dire a dire che il contrato ai reati d'odio sarebbe "Liberticida" agli occhi di Adinolfi.
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