Adinolfi e Meloni difendono Orban dopo la condanna dell'Unione Europea


Mario Adinolfi dovrebbe spiegarci dove diamine vedrebbe «ricchezza» in in Paese in cui il minimo salariale è di 400 euro o dive vedrebbe «sostegno della famiglia» in chi vuole vietare l'educazione alle donne perché l'ignoranza aumenta la produzione di prole.
Eppure lui si dice furioso con chi ha riconosciuto che l'Ungheria non può più essere ritenuta una democrazia, urlando che lui prova una incontrollabile eccitazioni per uno stato omofobo, razzista, fascista e dittatoriale in cui i cittadini vengono privati da ogni libertà personale e in cui si contibuisce ad aiutare Mosca a massacrare interi popoli. Ovviamente precisando che lui ha schifo per chi non incita alla discriminazione delle persone lgbt, scrive:



Ormai è quasi noioso commentare le esternazioni di quel signore dalle molteplici mogli e dalla madre extracomunitaria che spera di campare insultando chi divorzia e gli stranieri. Ed è surreale il degrado di chi cerca consensi inveendo contro i diritti civili mentre promette dittature liberticide che vietino ogni libertà individuale.

Nelle scorse ora, anche Giorgia meloni ha elogiato l'operato del leader populista, inveendo contro chi osa contestare politiche discriminatorie verso donne, gay, stranieri, migranti e ogni altra minoranza.
Secondo la leader di Fratelli d'Italia, il «documento votato a Strasburgo è un documento molto politico. Forse non ci siamo resi conto della situazione in cui ci troviamo. C’è un conflitto, la scelta intelligente sarebbe avvicinare le nazioni europee piuttosto che allontanarle. Non possiamo regalare alleati ai nostri avversari».
Quindi, vedendo il mondo in una continua contrapposizione tra quel "noi" e quel "loro" che furono alla base della propaganda nazista, la signora sostiene che sia accettabile che i cittadini subiscano violenze da parte dello stato perché lei crede che sia più importante guardare ai profitti economici che al benessere delle persone.
3 commenti