Maiorino alla Meloni: «Lei parla di lobby gender, mostri rispetto». L'inadeguato La Russa la insulta


Nella seduta al Senato per la fiducia al governo meloni, la senatrice Alessandra Maiorino ha sottolineato come le sbandierante "novità" del questo Governo si siano rivelate la solita fuffaglia propagandistica dato che ben 11 degli attuali ministri erano già ministri quando il Governo Berlusconi ci portò sull'orlo del default.
«Noi li conosciamo bene, perché tutti sono in politica da 20 o 30 anni -ha spiegato- Sono sempre loro, quelli del lodo Alfano, di Ruby Rubacuori nipote di Mubarak, quelli che hanno quasi portato al default l’Italia, che usano gli idranti sui senzatetto e vietano l’elemosina. Quelli che per cinque volte non hanno votato il PNRR e il Next generation EU e oggi ne dovranno assicurare l’attuazione».
La Maiorino ha parlato di diritti civili: «Siete gli stessi del Congresso di Verona, dove chi oggi siede sulla terza carica dello stato ha definito le coppie dello stesso sesso, schifezze. Lei stesso, presidente del Consiglio, in quel di Andalusia, parlando con il partito di estrema destra spagnolo Vox, ha parlato di lobby del gender. Voglio informarla signor presidente che le persone LGBTQI* in Italia, nella nazione che lei si accinge a guidare, sono il 15% dei suoi connazionali e delle sue connazionali. E voglio sperare che lei e il suo governo mostri maggior rispetto per queste persone».
Dopo aver utilizzato sempre e solo il maschile nel confrontarsi con Meloni, come richiesto dalla premier, ha poi concluso: «Rispetto il suo desiderio di utilizzare il maschile per sé. Figuriamoci se proprio io non rispettassi un simile desiderio, di utilizzare il genere a cui più si sente di appartenere. Però le chiedo, signor presidente del consiglio. Le chiedo cosa è più ideologico, se pretendere di utilizzare il femminile per le donne e il maschile per gli uomini o imporre di utilizzare il maschile per le donne».
A chiara dimostrazione della sua inadeguatezza, il presidente del Senato Ignazio La Russa ha poi ripreso la parola con un inaccettabile: «Bene, si fa per dire». Una commento davvero miserevole per chi dovrebbe essere arbitro imparziale.
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