Il partito di Adinolfi all'attacco dell'Ambrogino d'Oro a Marco Cappato


È dai microfoni di Radio Radicale che Mirko De Carli, a nome del partito omofobo di Mario Adinolfi, contesta la decisione di assegnare l'Ambrogino d'oro a Marco Cappato per le sue battaglie a sostegno della libertà di scelta dei malati terminali.
E mentre c'è chi mette a rischio la propria vita e rischia il carcere in difesa delle proprie idee, è senza rischiare alcunché che De Carli dice che Cappato sarebbe «una figura divisiva» agli occhi di quei sedicenti «cattolici» che chiedono che i malati siano costretti con la forza a subire atroci torture contro la loro volontà.

Abusando come suo solito della religione come strumento per chiedere la limitazione delle libertà altrui, è sostenendo che i malati andrebbero costretti con la forza a subire ciò che Adinolfi vuole infliggere sui loro corpi che dichiara:

L'Ambrogino è intanto un premio che riguarda la figura di sant'Ambrogio, il santo patrono di Milano. Ed è una figura che per noi cattolici è importante e di straordinaria e decisiva importanza. Andare a riconoscere questo premio a Marco Cappato che promuove per noi dei disvalori come quelli del suicidio assistito e dell'eutanasia, che vogliono portare in Italia le pratiche che rendono lecita la morte secondo quelle che sono le scelte che noi non riteniamo adeguatamente tutelanti del diritto alla vita della persona, siamo convinti che sia qualcosa di inaccettabile.

De Carli si vanta poi di come il suo Adinolfi si sia seduto su una panchina per contestare le firme che chiedevano un referendum sull'eutanasia, riproponendoci ancora una volta una contrapposizione tra il pokerista che non rischia assolutamente nulla per invocare limitazioni alle libertà personali e chi rischia il carcere per veder garantito il diritto di scelta alle persone.

De Carli si lancia poi nel sostenere che si sarebbe dovuto premiare chi ha cercato di impedire il diritto di scelta alle donne, asserendo che chi garantisce libertà sarebbe «divisivo» al contrario di chi incarna i loro disvalori liberticidi contro il diritto di scelta delle donne:

Per l'Ambrogino d'oro preferivamo la presidente del Cav della Mangiagalli che ora non c'è più. Preferivamo la sua figura a quella di Cappato che è divisiva.

Davanti ad una conduttrice che ha osservato come due terzi degli italiani chiedano il diritto all'eutanasia, De Carli sostiene che i sondaggi sbaglierebbero e che in realtà tutti gli italiani condividerebbero il suo sostenere che gli altri dovrebbero essere obbligati a soffrire perché lui non vuole accettare le loro decisioni.
Poi se n'è uscito dicendo che quello sarebbe «un tema molto personale», anche se ciò non spiega perché lui voglia imporre per legge la sua opinabile opinione in proposito a chi non la pensa come lui. E quindi ha iniziato a dire che su quei temi non dovrebbero decidere gli italiani ma il Governo Meloni, auspicando che possa imporre per legge il divieto alla libertà di scelta dei malati in quanto lui vedrebbe «derive eutanasiche» e «consacrazioni di morte di stato».

De Carli inizia persino a sostenere che se l'eutanasia divenisse legali, i malati si sentirebbero nel dovere di scegliere l'eutanasia contro la loro volontà. A detta sua, lo avrebbe deciso ritenendo che l'obiezione di coscienza dimorerebbe che in Italia la gente non vorrebbe neppure l'aborto e che tutti gli italiani la penserebbero come lui nel nome della «dottrina cristiana».
Insomma, per De Carli la religione diventa la scappatoia con cui tentare di giustificare ogni sua mira liberticida atta a chieder che si vieti per legge di non pensarla come lui. Ed è molto opinabile il suo sostenere che basterebbero le cure palliative, evidentemente ignaro di quale condizione di vita possano avere alcuni malati di Sla o di altre patologie debilitanti, asserendo che lui vorrebbe imporre una presunta «sofferenza accettabile» pur di vietare «una dolce morte» che lui reinterpreta come «la libertà di ammazzare su commissione dello stato».
In conclusione si lamenta che le cliniche in Svizzera si facciano pagare per l'eutanasia negata dagli ospedali italiani, dicendo che lui non ritiene che l'aborto sia un diritto, al fine di sostenere che il suo asserire che gli altri non debbano poter scegliere varrebbe tanto quanto il battersi perché ognuno possa decidere per sé stesso.
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