Courage continua a infliggere "terapie di conversione" mascherate da percorsi spirituali


I fondamentalisti di Courage insistono nel cercare di vendere fantomatiche "terapie di conversione" dell'omosessualità dopo averle mascherate da percorsi spirituali.
La loro organizzazione definisce l'omosessualità come un “demone, un veleno che rimane dentro e fa male”. O è quanto hanno raccontato ai partecipanti ad un loro incontro alla presenza di un giornalista di Roma Today che si era infiltrato in uno die loro rititi fingendosi interessato a seguire un percorso di conversione.
Nata quarant'anni fa negli Stati Uniti da un’idea di Padre Harvey, su richiesta dell'arcivescovo newyorkese Terence Cooke, l'organizzazione venne spalleggiata da Giovanni Paolo II che la definì “strumento per compiere l’opera di Dio”. Nel 2016 ricevette anche la benedizione ufficiale da parte della Chiesa Cattolica Romana.
Attualmente l'apostolato ha ben cinque sedi in Italia e cerca di attrarre persone fragili e divorate dai sensi di colpa per la loro natura, cercando di alimentare quell'odio verso sé stessi al fine di procurare un rigetto verso la propria esistenza. Ovviamente loro negano di praticare "terapie riparative", preferendo sostenere che loro si limiterebbero a far sentire in colpa i gay per costringerli a vivere in castità.
Secondo i membri dell’organizzazione, l’omosessualità non sarebbe una caratteristica innata come è invece stato provato da decenni di studi sull’argomento, ma concordano con Silvana De mari nel dire che si tratterebbe di un atteggiamento influenzato da fattori esterni. E giurano che solo chi rinnegherà l'amore potrà vivere una “vita dedicata a Cristo” in virtù del loro sostenere che “l’amore tra persone dello stesso sesso può esistere, ma in amicizia, e non come desiderio carnale. Quando vai con un altro uomo gli manchi di rispetto, perché lo cerchi solo per la tua soddisfazione personale”.
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