"Brucerei un figlio gay". Assolto il leghista dall'accusa di incitamento all'odio


Dichiarò che se avesse avuto un figlio gay, lo avrebbe bruciato nel forno. Il tribunale ha assolto l'ex consigliere regionale leghista Giovanni De Paoli dall'accusa di diffamazione con l’aggravante di incitamento all’odio perché “il fatto non costituisce reato”.
Se il leghista ha sempre cercato di negare di aver pronunciato quella frase, i giudici hanno sancito che avrebbe tranquillamente potuto farlo perché scherzare sui forni crematori in cui Hitler ammazzava i gay sarebbe del tutto legale. Com'è legale che il presidente della commissione Cultura della Camera di Fratelli d'Italia possa andare in televisione a dire che la maternità surrogata sarebbe peggio della pedofilia, ossia che avere figli sarebbe peggio che violentarli.
A questo punto pare evidente perché la destra abbia entusiasticamente festeggiato l'affossamento del ddl Zan, ossi auna legge che avrebbe ostacolato chi si sente legittimato ad odiare e a incitare odio contro le comunità più vulnerabili perché in Italia non è reato. Invece si rischia moltissimo a esprimere opinione sgradite al governo, dato che la Lega di Salvini annuncia che ogni opinione a loro sgradita verrà punita.

La denunciante, Aleksandra Matikj, commenta: «Non conoscendo le motivazioni di questa prima sentenza, al momento preferiamo non pronunciarci in merito. Aspettiamo 90 giorni per poterci appellare anche perché davanti al fatto che la frase incriminata con l’accusa di diffamazione e con l’aggravante di incitamento all’odio razziale verso gli Omosessuali dal Pubblico Ministero che oggi ha chiesto quattro mesi di reclusione per De Paoli, essendo che diversi testimoni hanno confermato di aver sentito De Paoli pronunciarsi in quel modo, onestamente ci lascia perplessi [...] Noi come Comitato esistiamo proprio per questo, rappresentiamo le Persone e le Categorie in generale, possiamo agire in merito come ad esempio per la condanna dal Tribunale della Spezia per la frase da noi denunciata “Forni per i Migranti anziché le case popolari” che coinvolse anche Stefania Pucciarelli per il suo “mi piace” su Facebook a tali parole e la condanna contro l’ex sindaco di Alassio Enzo Canepa per la sua ordinanza, firmata nel 2015, che vietava l’ingresso e la permanenza nel Comune di Alassio a chi è di nazionalità africana, asiatica o sudamericana per motivi igienico-sanitari giudicata palesemente discriminatoria. Ricordo un caso simile quando personalmente nel 2012 raccolsi oltre mille firme in una settimana per le dimissioni del consigliere di Albenga Mauro Aicardi che per la frase “Forni per i Migranti” il quale fu successivamente condannato dalle autorità giudiziarie di Savona ad otto mesi di reclusione dopo patteggiamento.
Siamo amareggiati che in un Paese come l’Italia sembra si possano lasciare impunite le frasi come quelle dove migliaia di Persone, soltanto perché Gay assistono anche quotidianamente, nelle scuole, sui posti di lavoro, nella società alle esternazioni simili ma una frase del genere da un Consigliere regionale è inaccettabile. Per ora, appunto, preferiamo non esprimerci al momento. Aspettiamo le motivazioni del giudice anche per vedere se nel caso esistesse in Italia una Legge a difesa chi vittima di omobilesbotransfobia, la sentenza sarebbe stata oggi diversa».
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