37 anni fa ebbe luogo l'incidente di Chernobyl


Esattamente 37 anni fa, ossia il 26 aprile 1986, si verificò una tra le più grandi catastrofi provocate dall'uomo nella storia: l'incidente di Chernobyl. Ed è per questo che oggi onoriamo la memoria degli eroi che hanno salvato l'umanità da una catastrofe nucleare globale a costo della propria vita e della propria salute.

Nella notte del 26 aprile del 1986, esplose il più avanzato dei quattro reattori della centrale nucleare di Chernobyl, a poco più di 100 chilometri da Kiev, all'epoca parte dell’Unione Sovietica. Si presume che la causa siano stati alcuni test atti a verificare se il sistema di raffreddamento del reattore numero 4 potesse funzionare in caso di carenze di energia elettrica. Gravi inadempienze da parte del personale sottopagato, sia dell’area tecnica che dirigenziale, avrebbero fatto sì che all'1.23 di notte, a causa del calo di energia della turbina, l’acqua che serviva a raffreddare il reattore evaporò completamente. A questo punto il dispositivo di emergenza non bastò a recuperare il controllo del reattore.
Ci furono due esplosioni. Il tetto a cupola del reattore saltò in aria, ed il contenuto, composto da circa 50 tonnellate di carburante nucleare, si diffuse nell’atmosfera.
Il governo sovietico cercò di nascondere e sminuire la notizia, motivo per cui ci vollero diversi giorni perché l’effettiva portata del disastro fosse percepita nel resto del mondo.

Solo dopo il sopralluogo della commissione d’inchiesta, guidata da Legasov, si cominciò ad evacuare la zona del disastro. Nella zona nessuno pareva veramente consapevole di cosa stesse accadendo, al punto che centinaia di persone rimasero all'esterno fino a tardi per ammirare i bagliori della luce scintillante sopra il reattore durante la notte dell’esplosione. Soltanto un mese dopo, nel maggio del 1986, furono evacuati tutti i residenti nel raggio di 30 km dall’impianto, per un totale di circa 116.000 persone.
Dopo lo spegnimento dell’incendio, i cosiddetti “liquidatori” vennero incaricati di uscire sul tetto, caricare a braccia un blocco di grafite di circa 50 chili di peso per gettarlo velocemente nello squarcio. Altri, provvisti soli di un misero badile, dovevano spalare i detriti sempre all’interno dello squarcio del reattore. L’unica ricompensa promessa fu una pensione anticipata di tipo militare, peraltro, in seguito, neanche concessa a tutti.
Protetti da abiti che mai avrebbero potuto davvero proteggerli dalle radiazioni, misero a rischio la loro incolumità e la loro vita per porre rimedio alla catastrofe.
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