L'Italia è il primo Paese al mondo a bloccare ChatGPT


In tre mesi il Governo Meloni ha vietato di tutto. Con la scusa dei rave, ha vietato ogni assembramento non autorizzato. Con la scusa dei troppi migranti, ha vietato il dovere di salvare i naufraghi. Suamo anche gli unici al mondo ad aver vietato la produzione di carne coltivata in laboratorio anche se la si potrà importare. Ed è con la scusa della privacy che ora impedirà agli italiani di poter accedere a ChatGPT.

Nel Paese in cui i cittadini continuano a ricevere decine di telefonate pubblicitarie indesiderate da aziende italiane nonostante la loro iscrizioni ne al registro delle opposizioni, il Garante della privacy ha imposto un blocco temporaneo del trattamento dei dati personali degli utenti del nostro paese al sito. Ed è in tutta risposta che OpenAi ha disabilitato l'accesso di ChatGPT a tutti utenti italiani. Di conseguenza, tutte le startup italiane che avevano investito sull'integrazione con quell'intelligenza artificiale saranno penalizzate rispetto ai competitors stranieri.

Eppure preoccupazioni sulla privacy erano ste espresse anche riguardo a TikTok, ma quello non è stato bloccato. E chissà non sia stato favorito perché Salvini lo usa per fare propaganda insieme a tanti altri politici.

Nelle scorse ore, Simone Di Stefano (ex segretario di CasaPound ed ex alleato di Adinolfi) invocava un divieto in Costituzione alle intelligenze artificiali.

Il Garante contesta “la mancanza di una informativa agli utenti e a tutti gli interessati i cui dati vengono raccolti da OpenAI, ma soprattutto l’assenza di una base giuridica che giustifichi la raccolta e la conservazione massiccia di dati personali, allo scopo di ‘addestrare’ gli algoritmi sottesi al funzionamento della piattaforma” e l’assenza di “qualsivoglia filtro per la verifica dell’età degli utenti esponga i minori a risposte assolutamente inidonee rispetto al loro grado di sviluppo e autoconsapevolezza”.
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