Provita Onlus trenta di sostenere che le lettere di Fratelli d'Italia avrebbero valenza di legge


Con buona pace per Jacopo Coghe, i delegati dei partiti promossi dalla sua organizzazione forzanovista possano dire qualunque cretinata vogliano, ma il loro parere non fa giurisprudenza. Quindi non è chiaro con che diritto dica che lui avrebbe deciso che la mancata discriminazione degli studenti contro cui lui fomenta odio costituirebbe reato perché lo ha scritto un tale in una lettera di minaccia inviata ad una dirigente scolastica di Venezia citando la sua propaganda.

Inneggiando a quel Governo Meloni che ha già accolto la loro richiesta di rendere orfani i figli delle famiglie gay in violazione dei principi della Convenzione delle Nazioni Unite sui diritti dell'infanzia e dell'adolescenza del 1989, è giurando che la discriminazione dei ragazzi sarebbe "tutela dei minori" che la sua organizzazione forzanovista scrive:



Nel loro articolo, spiegano che un tizio di Fratelli d'Italia avrebbe deciso che centinaia di studenti andrebbero discriminati nelle aule perché lui ritiene che sia "sostituzione di persona" il fatto che un insegnante possa non chiamare al maschile una studentessa trans:

La “Carriera Alias", cioè il percorso usato da molti licei e istituti in tutta Italia per consentire agli studenti transgender - e non solo - di sostituire il nome anagrafico assegnato alla nascita in base al sesso biologico, va abolita. E' questo il richiamo, giunto su carta intestata "Fratelli d'Italia" a Maria Rosa Cesari, dirigente scolastica del liceo Marco Polo di Venezia. Nel testo, tra l'altro, si scrive chiaramente che in ballo c'è il reato di "falsità ideologica", chiarendo che se commesso da pubblico ufficiale in atti pubblici, sarebbe perseguibile penalmente.

Spiegano poi che la lettera è stata indirizzata a realtà politiche impegnate nella promozione dell'omofobia, chiarendo l'evidente finalità ideologica e propagandistica della lettera:

La lettera è stata inviata da due delegati di Fratelli d'Italia, a "Istruzione" e "Famiglia e valori non negoziabili", Anita Menegatto e Andrea Barbini. Nel testo prima si richiamano alcuni articoli del Codice civile e del Codice penale, in particolare quelli di falsità ideologica e sostituzione di persona e poi si conclude dicendo che si ritiene «inopportuno che la scuola si faccia carico di inserire la carriera alias nel Piano triennale dell'offerta formativa (PTOF), un progetto puramente ideologico che non ha scopo di inclusione bensì porterebbe solamente ad ulteriore confusione nei ragazzi e negli istituti».

Se è sarebbe curioso scoprire cosa spinga Provita Onlus a parlare come se ritenessero che la loro opinabile opinione vada ritenuta legge dello stato, iniziano ad inventarsi anche delle false teorie scientifiche. Infatti la totalità del mondo accademico è concorde nel ritenere che la Carriera Alias ha enormi benefici sui giovani, ma dato che loro si rivolgono ad un pubblico di omofobi accecati dal pregiudizio, tentano di spaventarli dicendo che la mancata discriminazione dei figli altrui potrebbe "confondere" i loro figli:

La Carriera Alias, lo ricordiamo, è infatti uno strumento pericolo e davvero illegale - come tra l’altra denunciato già a dicembre scorso da noi di Pro Vita & Famiglia con una diffida ad oltre 150 scuole e istituti in tutta Italia, nella quale si ipotizzavano gli stessi e altri pericoli di reati come quelli citati da Menegatto e Barbini. Inoltre, da un punto di vista sociale - ma anche psicologico e potenzialmente medico - la Carriera Alias è rischiosa e dannosa perché si rivolge a giovani e minori e soprattutto non prevede nessun chiaro riferimento a percorsi di transizione già ampiamente completati e medicalmente documentati, ma vale per chiunque. Dunque qualsiasi studente può “sentirsi” uomo o donna e poi avanzare la pretesa di farsi chiamare con un nome diverso. Un procedimento che, quindi, porta con sé gravi rischi di istaurare nella mente dei ragazzi la falsa e dannosa consapevolezza di essere “nati nel corpo sbagliato”, portando quindi non solo alla transizione sociale, ma anche ad avviare quella transizione chirurgica che spesso ha come conseguenza quella di avere cambiamenti irreversibili e per i quali non si può più tornare indietro.

Con buona pace per Coghe, non è un'organizzazione di promozione dell'odio transfobica a poter decidere cosa sia illegale, dato che quello è un compito che spetta ai giudici. E se pare evidente che Coghe non voglia che la transessualità sia accettata, indicativo e come paia non sapere di che cosa sta parlando dato che che la sua descrizione dell'identità di genere è alquanto ideologica e inesatta.
Commenti