La criminalizzazione della cannabis promessa da Gandolfini varrà anche per suo figlio?


Giorgia Meloni ha voluto l'ultraconservatore Massimo Gandolfini come nuovo consulente antidroga del suo governo. E lui ha già anticipato che, da buon fondamentalista, cercherà di abolire ogni differenza tra droghe leggere e pesanti perché ritiene che chi si fuma una canna vada perseguitato come se si trattasse di un pericoloso criminale.
Com'è noto, Gandolfini ha ovviato all'infecondità della sua unione matrimoniale addando alcune manciate di figli. Oltre alla figlia che a Verona protestò contro il suo estremismo, ha anche un figlio chiamato Paul Gandolfini. Si tratta di un tatuatore che nel 2019 rappresentò il Family day a Ciao Darwin 8, che marciò col padre al congresso di Verona e che nel 2021 affiancò Matteo Salvini alla manifestazione a sostegno dei crimini d'odio organizzato dal padre a Milano.

In calce ad un post pubblicato nel 2009, in riferimento ad una sua attività in un resort, è tra i commenti che Paul Gandolfini scrive:



Dunque il figlio dell'irreprensibile integralista che sostiene che basti avere una mamma femmina e un papà maschio per assolvere a qualsivoglia ruolo educativo dei figli (anche adottivi, ma solo se i genitori sono eterosessuali) non si fa problemi a dire che lui si faceva le canne?
Suo padre tratterà anche lui come se fosse un criminale dato che dice di voler aiutare la Meloni a trattare in quel modo i figli degli altri?
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