Il pastore modenese continua a incitare discriminazione contro i gay


Il pastore evangelico Luigi Carollo appare davvero estenuante nella sua violenta persecuzione dei gay. Dopo aver incoraggiato i genitori omofobi ad atteggiamenti che la statistica dimostra decuplichino il rischio di spingere al suicidio i figli lgbt, oggi tenta di sostenere che i gay sarebbero "vandali".
Tenta anche di sostenere che il contrasto ai crimini d'odio vada ritenuta una "legge bavaglio" agli occhi di chi crede che delinquere a danno di interi gruppi sociali sia "liberà di espressione":



Avvezzo a preferire la parola dell'organizzazione forzanovista Provita Onlus a quella di Dio, il pastore modenese pubblica un post del suo amico Andrea Elia Rovera, ossia di quel tale che si vanta di essere molto vicino a Roberto Fiore. Ed è lì che leggiamo:

Il mese di giugno è stato “consacrato” al mondo LGBT che lo ha eletto quale “Pride Month” e sin qui non vi sarebbe nulla di male.
Ciò che fa riflettere ed indignare è la violenza ideologica e verbale che alberga negli ambienti della Lobby LGBT e che viene sfogata, nonché riversata, su quanti hanno la sola colpa di voler tutelare la famiglia tradizionale, i diritti dell’infanzia, il credo autenticamente cristiano, fondato sulla Bibbia.

Dato che i diritti umani non sono una religione, nessuno ha consacrato nulla. Semplicemente a giugno si celebrano quei moti di Stonewall in cui la comunità lgbt si ribellò alle violenze che gli avid i Carollo gli infliggevano. E tengano già le mani dalla Bibbia, dato che il loro sostenere che Dio voglia odio omofobo pare una vera e propria bestemmia.

Se Andrea Elia Rovera, non parla mai delle tante aggressioni fisiche subite dai gay, definisce "aggressione" una civile contestazione ad un gruppo politico di estrema destra che ha chiesto il rifiuto del patrocinio al Pride e si batte perché i gay siano sistematicamente discriminati in ogni ambito della società.

Per non rimanere sul vago pensiamo sia necessario scendere nei particolari e raccontare – ancora una volta – come vi sia stata un’ennesima aggressione nei confronti dell’Associazione “Pro Vita & Famiglia” posta in essere nella Capitale a seguito del “Roma Pride” del 10 giugno 2023.
Jacopo Coghe (nella foto a sinistra), portavoce di “Pro Vita & Famiglia”, ci fa sapere: “gli insulti e la violenza verbale durante il #Pride2023 di sabato scorso davanti alla nostra sede e le dichiarazioni del portavoce della manifestazione, Mario Colamarino, che ci ha dato dei “bastardi”, hanno generato un clima di odio nei nostri confronti tanto che la nostra sede è stata imbrattata e vandalizzata con le scritte “Vendetta transfemminista”, “Aborto libero”, “Fasci appesi”, e il lancio di uova”.

Dato che la responsabili penale è individuale, pare una vera e propria aggressione al milione di partecipanti al Roma Pride un Jacopo Coghe che li accusa di atti compiti da terzi. Ovviamente dopo che lui nega che il clima d'odio promosso dalla sua organizzazione sia fonte di alcune delle innumerevoli aggressioni che si registrano in Italia.

Sempre dicendo che Coghe ama accusare dagli innocenti di contrastare le loro campagne atte ad imporre per legge discriminazioni e divieti alle libertà altrui, prosegue:

Su questo fronte, Coghe prosegue nel dire che “ancora una volta l’intolleranza LGBTQIA che sa solo insultare, denigrare, minacciare, vuole tappare la bocca a chi la pensa diversamente”. Cose assolutamente condivisibili dal momento che, proprio sabato 10, a Cuneo, un gruppo di sostenitori del “Cuneo Pride” ha cercato di impedire a Mario Adinolfi (nella foto a destra), fondatore del “Popolo della Famiglia”, di poter presentare il suo libro “Contro l’Aborto con le 17 regole per vivere felici”.
Nei giorni precedenti la presentazione, qualche “brava persona” si è presa la briga di strappare i manifesti dell’evento per impedire alla cittadinanza di conoscerne luogo e data. L’obiettivo di certi ambienti è – come dice Coghe – “tappare la bocca a chi la pensa diversamente”.

In realtà è Adinofli che vuole mettere in carcere chi non al pensa come lui, auspicando leggi che impongano alle donne l'obbligo di fare ciò che lui ordina loro. Ma è inventandosi cose non ver4e che l'amico forzanovista del pastore evangelico scriuve:

Per questo ed altri motivi il Presidente della Regione Lazio, Francesco Rocca, ha ritirato il patrocinio al “Roma Pride”. Non si può patrocinare un evento che - sfruttando il sostegno delle Istituzioni - passa dinanzi alla sede di un’associazione che non la pensa come gli organizzatori, ed epiteta come “bastardi” gli aderenti all’associazione stessa.

Come no. Rocca avrebbe tolto il patrocinio non per richiesta di Coghe, ma perché avrebbe condannato ciò che è avvenuto nei giorni seguenti al Pride. Praticamente deve essere un veggente che legge nel futuro. E non va meglio con la conclusione:

I vertici di “Pro Vita & Famiglia”, ormai tristemente abituati a questi agguati, fanno sapere: “Ci dispiace per chi, durante la manifestazione, ha detto che non riapriremo più la sede, ma invece siamo aperti e operativi come ogni inizio settimana e come sempre. Non ci faremo intimidire e proseguiremo le nostre azioni in difesa della Vita, della famiglia, della libertà educativa e dei bambini”.

Se gli agguati sono ben altra cosa, andrebbe dimostrato che chiedere che gli studenti trans siano discriminati, che i bambini siano strappati dall'affetto die loro genitori o che imporre un'ideologia omofoba sarebbero a vantaggio della famiglia. Perché tutto ci fa pensare che a minacciare la famiglia, la vita e i diritti dei bambini sia proprio Coghe.
Inoltre caso vuole che il pastore modenese, il suo amico forzanovista e i vertici dell'organizzazione forzanovista citate dal forzanovista non abbiano mai trovato il tempo di condannare le scritte anti-gay con cui la loro gente deturpa le nostre città e i muri delle case in cui vivono famiglie gay.
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