La Corte Suprema statunitense sentenzia che la discriminazione sarebbe "libertà di parola"


Dopo aver vietato il diritto di scelta delle donne, la Corte Suprema statunitense, a maggioranza trumpiana, ha deciso che la discriminazione sarebbe "libertà di parola" e che sarebbero illegittime le leggi sulla non-discriminazione che vietano di escludere gay o persone di colore dall'accesso ad alloggi a all'acquisto di beni.
«Questa decisione della Corte Suprema è un pericoloso passo indietro, che dà ad alcune aziende il potere di discriminare le persone semplicemente per quello che sono», dichiara la HRC. «La nostra nazione ha intrapreso un percorso di progresso, decidendo nel corso di molti decenni che le imprese dovrebbero essere aperte indipendentemente da razza, disabilità o religione. Molti stati hanno ampliato questa promessa per includere il sesso, l'orientamento sessuale e l'identità di genere: questa è una crepa profondamente preoccupante nei nostri progressi e dovrebbe essere allarmante per tutti noi. Le persone meritano spazi commerciali sicuri e accoglienti. Questa decisione continua ad affermare quanto radicale e distaccata sia questa Corte, soprattutto quando l'80% degli americani sostiene leggi antidiscriminatorie solide e inclusive LGBTQ+».
La causa riguardava un'attività commerciale del Colorado che rifiutava alle persone lgbt. Rappresentata dal gruppo di odio Alliance Defending Freedom, la proprietaria dell'attività sosteneva che la legge antidiscriminazione la "obbligherebbe" a esprimere sostegno per matrimoni che lei non vuole possano essere celebrati.

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