È polemica per le volgarità e il sessimo di Sgarbi. Lo difendono i seguaci di Pillon


Hanno suscitano indignazione e forti polemiche le esternazioni volgari e sessiste pronunciate dal sottosegretario alla cultura Vittorio Sgarbi durante la serata inaugurale dell’estate al Maxxi, alla presenza di Morgan e del presidente dle museo Alessandro Giuli.
Quando Morgan ha parlato di Tony Renis, è dal palco che Sgarbi ha chiama al telefono Renis per invitarlo alla serata: «C’è una serata con me e Morgan, però quello stronzo di Giuli non ti ha invitato, ti mando il mio autista vieni anche tu… Siamo al MAXXI, in questa robaccia di museo costruito da quella pazza… Qua è pieno di figa, è una meraviglia, c’è Silvio che è risorto». E quella non è stato un stato isolato: «Houellebecq dice che c’è un momento della vita in cui noi conosciamo un solo organo: il cazzo. Il cazzo è un organo di conoscenza, cioè di penetrazione, serve a capire… Poi, dopo i 60 anni, scopri che ci sono anche altri organi, c’è per esempio il colon, il pancreas, la prostata. Io non sapevo che cazzo fosse ‘sta prostata, mai incontrata, a un certo punto sui 67 appare la prostata e tu devi fare i conti con questa troia puttana di merda che non hai mai incontrato in vita tua. Il cazzo se ne va e arriva la prostata».
Lanciandosi in improbabili elenchi dei record internazionali di conquiste femminili, ha citato Warren Beatty e Kennedy. Poi, citando sé stesso, ha affermato che «gli osservatori dell’Osce, nel momento in cui ero attivo, valutavano anche 9 al mese», mentre Berlusconi gli avrebbe rivelato di avere avuto meno di 100 donne, «una tragedia». Ed ancora: «Ho fatto una ricerca, e sembra che il campione del mondo sia un altro statista insigne che non ha avuto inchieste, Fidel Castro: 35mila. Viva il comunismo».

Davanti a quello schifo, alcuni dipendenti del Maxxi hanno scritto al presidente Alessandro Giuli una lettera riservata in cui chiedevano di tutelare la dignità del museo delle arti del XXI secolo.
Il presidente ha fatto le sue scuse pubbliche ed anche il ministro Sangiuliano è intervenuto per chiarire che turpiloquio e il sessismo non possono avere diritto di cittadinanza nel discorso pubblico.

Se Nicola Porro è corso in soccorso di Sgarbi facendogli scrivere insulti rivolti a chiunque abbia trovato inopportune quelle parole, paiono simpatizzare per quelle parole anche i fan di Simone Pillon, i quali chiedono all'ex senatore leghista di difendere l'eterosessuale che tratta le donne come oggetti. Sostenendo che quelle sarebbero frasi scherzose dette da un timorato di Dio che in precedenza si era vantato di aver fatto sesso con numerose minorenni, scrivono:



Notevole è come quella gente paia convinta che l'omofobia sia un evergreen. E se questi signori non vengono chiamati in tribunale a spiegare dove vedrebbero fantomatiche "volgarità e impudicizia" ai Pride solo perché Pillon ha affossato la norma che li avrebbe resi processabili, evidentemente non capiscono neppure che esiste una differenza di ruolo tra un libero manifestante e un sottosegretario alla cultura.
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