L'ossessione di Jacopo Coghe per i genitali altrui


Sono ormai giorni che Jacopo Coghe non fa che parlare dei genitali di Emanuela, ossia di quella donna trans che a lui non sta bene possa aver ottenuto una riassegnazione di genere senza subire le amputazioni e la sterilizzazione che lui avrebbe voluto imporle.
Ricorrendo alle loro solite semplificazioni, la sua organizzazione forzanovista invita gli intolleranti a sostenere che la donna sarebbe donna in virtù della sua vagina. A detta loro, l'identità non esiterebbe, esisterebbero solo i genitali da cui dovrebbe derivare la definizione del proprio io. Quindi Coghe non è sarebbe uomo, ma serbe solo l'estensione del suo pene. E, stando alla sua teoria, se dovesse perdere il suo pene in un incidente, dovrebbe magicamente diventare donna e sentirsi donna. Almeno è quanto pare teorizzare mentre incita i suoi finanziatori a dare libero sfogo alla loro tranfobia:



In realtà Coghe sta semplicemente scimmiottando un attivista statunitense di nome Matt Wals, ampiamente elogiato dall'ex senatore leghista Simone Pillon per un video transfobico in cui sostiene che ciò che non è facilmente definibile non esisterebbe.
E quel video gli piace molto, perché propone una risposta a loro gradita. Secondo la moglie di Wals, proposta al termine del fil, la donna sarebbe colei che ha bisogno di un uomo per aprire un barattolo di sottaceti.

Peccato che Coghe dovrebbe sostenere che lui non si sentirebbe uomo se non avesse un pene e che la sua Maria Rachele Ruiu non potrebbe mai essere ritenuta una donna senza una vagina. Quindi ne deriverebbe che sia lui e la sua amica Rachele non sarebbero nulla nulla, dato che a contarq uqlcosa sarebbero solo il suo pene e la la sua vagina.
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