Porro schiuma contro chi si domanda perché Berlusconi abbia dato 30 milioni ad un condannato per mafia


Nicola Porro odia praticamente tutti. Quando non inveisce contro i mussulmani, inveisce contro le persone di colore. Quando non insulta Greta, insulta il Pd. Ed ora che qualcuno osa chiedersi perché Berlusconi abbia lasciato 30 milioni di euro ad un condannato per mafia, lui urla che vedrebbe odio dietro a lecite domande



Ricorrendo a tutto il suo odio e alla sua consueta violenza, Porro inizia ad inveire contro chiunque abbia osato ricordare ciò che Berlusconi ha fatto in vita:

Non bastavano le polemiche sui funerali di Stato, oppure le paginate del Fatto Quotidiano che rispolverava – pure al momento della morte – un suo classico: quello del Berlusconi mafioso. E ancora, non bastava l’ipocrisia di Elly Schlein, presente all’ultimo saluto in Duomo a Milano e poi, il giorno dopo, pronta a seguire le polemiche sempre sui funerali di Stato. Ora, a poche ore dalla pubblicazione del testamento, si aggiunge anche Luigi De Magistris.

Premesso che partecipare a dei funerali non significa aderire alla messinscena orchestrata dalla destra per beatificare un pregiudicato, a porro si potrebbe ricordare che era ila sua amata Lega a dire che Berlusconi era un mafioso perché colluso con Dell'Utri:



Se è pur vero che Salvini ha deciso per convenienza di dimenticarsi di tutto quello che ha urlato contro Berlusconi, ma curioso che Porro accusi di odio chiunque dica quello che il suo Salvini diceva sino all'altro ieri.

Arrabbiato perché qualcuno si domanda perché Berlusconi abbia dato 30 milioni ad un condannato per mafia, prosegue:

L’ex sindaco di Napoli si attacca pure alle ultime volontà del Cavaliere, il quale ha donato anche100 milioni al fratello Paolo e 100 a Marta Fascina. Per l’amico Marcello Dell’Utri un lascito di 30 milioni “per il bene che gli ho voluto e per quello che loro hanno voluto a me”. Un testamento scritto al San Raffaele il 19 gennaio 2022, con una lettera rivolta ai figli da questo inizio: “Cara Marina, Pier Silvio, Barbara e Eleonora, sto andando al San Raffaele, se non dovessi tornare vi prego di prendere atto di quanto segue”.

Ok, ma Dell'Utri resta quello che la lega metteva nell'elenco dei mafiosi, anche se Porro cita pezzi di testamento a caso. Ed è quasi comico come Porro inveisca contro chi si fa domande urlando che lui vedrebbe odio nella logica:

Un odio, un rancore, una violenza che seguono la stessa scia delle vignette alla Vauro oppure alla Natangelo, che a poche ore dalla morte del fondatore di Forza Italia si lasciavano andare ad ilarità sul Cavaliere. Un odio cieco che fa parte della cerchia di una parte della sinistra progressista, dove l’avversario politico non è identificato come tale, ma essenzialmente come il nemico. Da combattere e abbattere. A ciò, si aggiunge un altro dettaglio, questa volta di caricatura politica, che distingue nettamente chi adotta un approccio liberale rispetto ad un altro comunista: con i propri soldi, il privato fa ciò che vuole. Un concetto ben lontano dal cuore rosso di De Magistris e ben distaccato dalla libera iniziativa, dalla limitazione dello Stato e dal libero scambio.

Bhe, non è proprio esatto che il provato possa fare ciò che vuole con i propri soldi. Ad esempio non può usarli per pagare prostitute minorili, non può usarli per commissionare omicidi e non dovrebbe poterli usare per pagare il silenzio di qualcuno. Quindi è lecito porsi delle domande anche se quelli erano soldi di Berlusconi, anche se Porro urla che nessuno dovrebbe chiedersi il perché delle cose.

Dato che Porro odia tutti, non mancano i soliti insulti gratuiti che è solito elargire:

Ma si sa, su queste colonne lo dicevamo subito dopo la notizia della scomparsa di Silvio Berlusconi: il Cavaliere farà discutere anche da morto. E questa volta è De Magistris a sollevare l’ennesimo polverone. Complimenti… perché di lui, invece, ne avevamo già dimenticato l’esistenza.

Ah bhe, se lo dice Porro...
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