Adinolfi sostiene che non comprendere la differenza tra eutanasia e la pena di morte


Mario Adinolfi sostiene di vedere "una contraddizione" in chi è favorevole al diritto di scelta dei malati terminali e contrario all'uccisione di detenuti. Evidentemente gli sfugge il principio dell'autodeterminazione.
Se un condannato a morte non sceglie di morire, ma viene ucciso da politici che vogliono eccitare la destra mostrando che loro sono brutali tanto quanto i criminali, diverso è il discorso per un malato condannato ad un'inutile agonia. È lui che decide di porre fine alle sue sofferenze e di sottrarsi alle torture che Adinofi vorrebbe infliggergli contro la sua volontà.
E naturalmente lo stato non "uccide" nessuno. Semplicemente dà seguito alla volontà di malati terminali o di donne che decidono di non avere figli. E se Adinolfi si diverte a dire che il suo sostenere che i medici violerebbero il codice deontico perché non impongono figli non voluti alle donne, almeno eviti di dire che quella sua opinabile opinione sia un dato di fatto:



Se è aberrante il sadico piacere con cui Adinolfi si inventa favolette con cui spaventare un elettorato che probabilmente reputa molto poco intelligente, nega che quei malati sono costretti a subire sofferenze continue solo perché lui non ha problemi a imporsi sugli altri. E non va meglio quando auspica che gli obiettori di coscienza restituiscano alla criminalità organizzata il mercato degli aborti, assicurando più mamme morte aborti tardivi.
Il tema cruciale è che Adinolfi non sopporta la libertà. Appare arrabbiato quando qualcuno osa esercitare un diritto che lui non gradisce, arrabbiandosi perché la sua volontà non viene imposta per legge agli altri. Lui vuole malati che soffrono, donne costrette ad avere figli, ma poi non si vaccina perché dice che sul suo corpo decide lui. Questa è l'unica vera contraddizione.
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