La destra ha trasformato il femminicidio di Giulia Checchettin in un'aggressione ai suoi familiari


La destra ha trasformato il femminicidio di Giulia Checchettin in un'aggressione ai suoi familiari, quasi avessero fastidio nel condannare un uomo bianco che ammazza l'ex fidanzata. Se gli uomini di Salvini hanno cercato di spacciare il logo di una rivista di skater per un simbolo satanico e Pillon difende strenuamente il patriarcato, i suoi elettori hanno fatto anche di peggio.
Ad esempio, una tale signora Paoletta non accetta che la sorella della vittima possa truccarsi gli occhi prima di un'intervista, dicendo che lei non l'avrebbe mai fatto. Peccato che per poter provare la sua teoria e constatare se lei si presenterebbe tutta spettinata davanti ai giornalisti, bisognerebbe ammazzargli la sorella. Fatto sta che la "signora" scrive:



E dato che salcini ama inveire istericamente contro il Pd, i suoi sostengono che dovremmo inveire contro il Pd perché la famiglia delle vittime chiede giustizia e rischia di essere in televisione quasi quanto il padano:



In realtà non ci pare per nulla normale che questa gente gente nutra odio per la famiglia della vittima, non per il uso assassino. Ed è drammatico che l'Italia sia stata trasformata in un inferno in cui a finire sotto processo sono le vittime e non i loro assassini.

Pare un'aggressione contro le donne anche quella del signor Sergio, che cona violenza preoccupante urla in facci ad una donna che lui le ordina di stare in silenzio:



Il messaggio del "signor" Sergio parrebbe un perfetto esempio della violenza e del desiderio di sopraffazione che spinge alcuni uomini ad ammazzare le donne. A lui non piace ciò che dice una donna e dunque la donna deve tacere. E se non tace, l'ammazzerà?
Ed è indicativo anche che insulti una donna che ha dovuto lottare per veder riconosciuto dalla giustizia che il fratello è stato deliberatamente ammazzato. E se è vero che Salvini ha più volte sfottuto Ciucchi, non è normale gente che insulta chi è vittima di ingiustizia e non i loro carnefici.
1 commento