La Lega si gioca la carta del razzismo contro il femminicidio di Giulia


Il leghista Giorgio La Porta si è giocato la carta del razzismo. Davanti al cadavere di Giulia Cecchettin, il leghista cerca di negare il patriarcato e tenta di sostenere facesse bene la Lega a sostenere che i migranti sarebbero tutti stupratori. Tesi che già portò il leghista Trani a compiere atti terroristici che lo videro sparare all'impazzata contro chiunque non fosse di pelle bianca come La Porta.
Peccato esistano valide teorie per sostenere che l'attuale cultura sia patriarale, ma è becero razzismo a portare certe destre a tentare di incolpare intere etnie per le responsabilità penali di singoli.



Ovviamente tale affermazione ha eccitato il popolo leghista, così affamati di razzismo e di odio da non trovare patetico l'accostamento tra una tossicodipendente e una ragazza massacrata sall'ex di buona famiglia perché donna. Evidentemente La Porta non sa cosa sua il patriarcato o finge di non saperlo per corrompere all'ignoranza i suoi proseliti. Ed è grave che i suoi proseliti leghisti inveiscano anche contro le sinistre, quasi dessero per scontato che la Lega stia salla parte degli uomini che picchiano le donne.

Quello che La aporta non comprende è che non è colpa del maschio in sè. È colpa del maschio che accetta che Salvini possa rappresentare le donne come bambole gonfiabili ai suoi comizi, che accetta di parlare al maschile di Giorgia Meloni o che non ha problemi con i funerali di stato concessi a chi frequentava prostitute e faceva battute sessiste. È colpa di chi cita san Paolo per sostenere la sottomissione femminile e di chi oggi finge di non capire cosa sia davvero stto attacco. Il vittimismo di La Porta non è solo negazionismo, ma rischia di essere complicità al prossimo femminicidio.
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